Porta a Selci (1430)
Tra le sette porte medievali di Volterra, la Porta che si incontra per prima, procedendo da oriente, è la Porta a Selci che, ai primi del secolo scorso, con lo sviluppo della viabilità rotabile, diventa anche l'entrata principale della città. Oggigiorno la Porta a Selci è probabilmente considerata una porta 'minore' ma in realtà molta della storia volterrana passò dal suo varco.
La Porta a Selci, addossata alla Fortezza, un tempo era chiamata 'Porta del Sole', appellativo che, alcuni scrittori, le attribuirono perché aperta a levante della città. Benché, già di per sé, rappresentasse una valida difesa dagli attacchi esterni, perché aperta in luogo sicuro e comodo riparato da possibili assalti diretti, nel XIII secolo, gli Statuti di quel tempo stabilirono di costruirvi anche un fosso.
Nel 1328, anno in cui le mura e le porte della città furono rafforzate, anche la porta a Selci subì molte trasformazioni: fu aggiunta una torre per la guardia e nel 1334 fu rifatto l'arco e, alla fine del XVI secolo, la porta subì radicali cambiamenti tanto da essere quasi totalmente ricostruita.
Un documento contenuto nell' Archivio Storico Comunale informa che nel settembre del 1593 S.A.S - Ferdinando I de' Medici - 'nell'intento di far grandezza a questa città di poster in breve goder della bellezza sua dette ordine di costruire a spese del Comune una nuova Porta a Selci e, volendo contribuire alle spese, inviò l'ingegnere Donato d'Antella di Firenze a fare un preventivo che stimò intorno a 350 scudi'.1
L'attuale porta, su disposizione di Ferdinando de' Medici, fu costruita dal 16 maggio al 31 agosto 1594, con un lavoro svolto velocemente e in modo accurato. Le persone addette ai lavori furono circa ottanta, tutte retribuite in base alle loro capacità professionali. I lavori, sotto la responsabilità di Benedetto di Gabriello Incontri, furono eseguiti da manovali, uomini e donne, che, lavorando speditamente e bene, realizzarono un'opera atta a sfidare i secoli. Fu un'opera dei cittadini per la città, infatti se questa porta dopo 400 anni è ancora in perfetto stato di conservazione si deve all'abilità dei suoi costruttori.
La maggior parte del materiale grezzo su estratta dalle valli circostanti e molto pietrame fu tolto dalla zona di S.Andrea, area limitrofa alla zona di porta a Selci. Il materiale utilizzato, come per gli altri monumenti volterrani, venne recuperato nel ricco territorio attorno alla città, questa ricchezza dette forza a Volterra, ma come è noto, mosse molte città vicine a muovergli contro.
Oltre all'ingente quantitativo di pietrame 'ci vollero anche 3.400 mattoni, 1100 mezzane, 1000 pianelle, 1950 tegole, 3 canne di tavole, 26 travicelli di braccia 4 l'uno più altri 60 di altra dimensione' 2 per un totale di spesa di 415 scudi' 3.
In molti libri, recanti la storia della città, si legge che, in seguito alla ricostruzione della porta, la vecchia fu distrutta. In realtà pare che non sia così ma soltanto pochi ne sono a conoscenza. All'interno del penitenziario, la porta, completamente dimenticata, è visibile con il suo arco ancora intatto. Ma solo nella parte superiore, con un'apertura di tre metri, propria di tutte le altre porte della città. In tal modo la vecchia Porta a Selci, con un basamento poligonale a barbacane, simile a quello del torrione cilindrico, rimase interamente sommersa. Sotto il cornicione su cui poggiano gli archetti pensili, che sorreggono il ballatoio di epoca posteriore, compaiono delle finestrelle murate.
A destra un'altra torre, anch'essa con basamento poligonale, su cui si apriva una porta ad arco romanico è ora murata e simicoperta da un pilastro dell'edifico posteriore. Visto che nella carta del codice vaticano del XV secolo, servita al Montefeltro nel 1472 per la conquista di Volterra, la Porta a Selci è addossata al Cassero, in un primo momento si era pensato che, soltanto dopo la costruzione di un nuovo e più solido Cassero da parte del Duca di Atene, si sarebbe fatto origine ad una torre, la cui data di costruzione risalirebbe al 1292. Comunque, terminati i lavori di costruzione della nuova porta, i Priori vollero collocare sopra l'arco l'arme del granduca e fu incaricato lo scriba cittadino di disegnare sull'arme l'iscrizione scolpita.
Niente però rimane sulla porta, nella quale ora si può solo vedere una pietra bianca rettangolare nella quale è scolpita una croce e sotto di questa la data 1594. Da allora nessuna cosa è rimasta al proprio posto. Scomparsi due degli otto cardini della porta, esistenti ancora nel 1843. Nessuna traccia resta dell'arme di S.A.S con le lettere dell'epitaffio disegnate dal Maestro Alessandro d'Antonio.
Lo storico Ludovico Falconcini (1524-1602) nella sua storia di Volterra, scrive che da questa porta entrò in città il Re Ludovico 'splendidamente ricevuto dalla cittadinanza ed ospitato dai frati di S.Agostino'. Entrò anche da questa porta e non solo nel 1472 l'esercito del Duca di Urbino e nel 1530 Francesco Ferrucci, ma nessuna pietra ricorda questi avvenimenti. Solo sull'arco esterno si legge una memoria che si riferisce alla venuta di Ferdinando III nel 1818, quando, finita la dominazione francese, tornò nel Granducato a riprendere possesso della Toscana.
IV.NONAS MAIS ANNO
MDCCCXVIII
ADVENTUS FERDINANDUS III. M.
D.E.QUEM
VOLATERRAS PRIMUM INVECTUM
COETUS
OMNES IN OCCURSUM EIUS
GRATA LAUDI
EXAPERUNT
S.P.V DEIN URBIS LEATISSIMUM
MARMORE INSCIBENDUM
CURAVIT
Ed ancora da questa porta fece il suo ingresso Vittorio Emanuele II il 1° Ottobre 1861, mostrandosi alla cittadinanza come simbolo e rappresentazione della conquistata indipendenza e unità d'Italia.
Fino al 1789 era antico costume esporre, presso la porta, nel giorno della processione del Corpus Domini, un altare per l'illuminazione del quale il Comune forniva l'olio occorrente. Non sempre però la porta è stata sinonimo di sicurezza e di difesa della città. Al contrario, Porta a Selci è stato anche il punto più debole delle difese murarie. Da qui e da est delle mura irruppero il 18 giugno 1472 le truppe mercenarie di Federico da Montefeltro, agevolati da alcuni traditori interni che gliela spalancarono nottetempo. E da qui, come più volte accennato, penetrò il Ferrucci nella primavera del 1530 per conquistare la città in rivolta. Anche oggi la porta è senza quei solidi battenti chiodati sinonimo di sicurezza.
Fuori Porta a Selci esisteva un'antica fonte, denominata di S.Jacopo, ma oggi se ne è persa la memoria. Se ne ha notizia sin dal 1293, quando il Comune là vi fece dei lavori. Anche Bartolomeo Valori, direttore dei lavori per la costruzione della Rocca Nuova, nel 1473, testimonia che presso la Rocca Antica era stata trovata una ricca vena d'acqua 'la quale si comprende essere la radice d'una certa fontana che è a piè del Cassero d'allato di fuori verso Cecina'.4
Oggi la fonte è ancora esistente ma non è visibile. Sappiamo che nel 1336 fu stanziato del denaro 'pro edificatione et constructione fontis de Sancto Iacobo, sita extra portam Silicim, qua nunc edificatur'.5
Un altro documento più tardo ci dà notizia di una fonte che si trova fuori porta e non è forse azzardato affermare che si tratti della fonte di S.Iacopo.6
Come altre porte della città, anche quella si Porta a Selci, nel Medioevo, venne decorata con immagini sacre. Le pitture, quasi tutte oramai scomparse, rimangono nella memoria scritta delle carte. Da queste sappiamo che, nel 1338, furono pagati 20 soldi a Norio della contrada di Porta a Selci pro constructione picture cudam tabulae, da collocarsi super portam Silicio Imaginis Beatae Marine Virginia.7
Note bibliografiche
1. L.Panichi, 'Ritrovata la vecchia Porta a Selci', p.7 - torna al testo
2. L.Panichi, 'La 'nuova' Porta a Selci', p.21 - torna al testo
3. L.Panichi, 'La 'nuova' Porta a Selci', p.22 - torna al testo
4. E.Petrici, 'Dalle mura di cinta verso la zona di S.Andrea', p.19-20 - torna al testo
5. A.S.C.V. filza nera 1 e 11 - torna al testo
6. M.Battistini,'Volterra', p.24-25 - torna al testo
7. A.S.C.V filza nera 2 - torna al testo