Torre Buomparenti (1260)








Con questo nome sono conosciute alcune case torri che si trovano nella parte terminale di via Ricciarelli, verso la Piazza dei Priori.
Quella più interessante è quella collocata all'angolo fra via Ricciarelli e via Buomparenti, al centro del complesso architettonico del centro storico volterrano poco fuori dal perimetro di Piazza dei Priori.
Stiamo parlando di un'edificio a pianta rettangolare, dalla superficie molto vasta, e rappresenta forse il più grande esempio di torre di tutta la città, alta almeno quattro piani. Sul lato corto si affacciano tre coppie di finestre, una più grande e l'altra più piccola, le decorazioni degli stipiti e le bifore sono realizzate in diverse epoche; inoltre sono successive alla costruzione del palazzo anche le due aperture del pianterreno.
Sul lato maggiore, quello di via Buomparenti, si aprono vari ingressi che dovevano dare accesso a negozi, mentre ai piani superiori vi sono numerose aperture di diversi tipi. Su tutti i lati erano appoggiate strutture aggettanti e balconi, com'era avvenuto anche per la Torre del Porcellino ed il Palazzo dei Priori.
La presenza di bifore, la grandezza delle aperture stesse e la frequente presenza di decorazioni ci fanno capire che si trattava di un palazzo di notevole importanza, appartenuto ad un'influente famiglia volterrana. La strada che conduce fino a Piazza Minucci, prende il nome dai Buomparenti, l'illustre famiglia volterrana cui, da moltissimo tempo, apparteneva la torre. A conferma della grande importanza della struttura, i documenti e le carte ci dicono che una delle prime operazioni che Ottaviano Belforti (seconda metà sec. XIII - c.a. 1349), per necessità strategica, dovette compiere nel suo disegno di impadronirsi della città, fu quella di occupare le torri Buomparenti e Marchesi.
I Buomparenti giunsero a Volterra all'inizio del X secolo, al seguito di Ottone il Grande e, ben presto ricoprirono le più alte magistrature. Di parte ghibellina poi subirono le sconfitte che la fazione incontrò nella storia.
Quando anche Volterra cominciò a sentire il fermento dei tempi nuovi, preludio del sorgere del Comune, la vita cittadina rese necessaria la costruzione di nuove abitazioni. La cerchia murale delimitante il castrum, che partendo dalla chiesa di S.Maria Maddalena e dal Battistero di San Giovanni, continuava per Via Sarti e, attraverso Via Nuova, arrivava fino alla Porta a Selci, non fu più sufficiente a racchiudere nel suo interno la crescente popolazione. E furono proprio le mura che, dall'odierno fabbricato del Centro Studi Santa Maria Maddalena, per Via Buomparenti e Via Sarti, giungevano fino a Porta a Selci, a subire le più significative modifiche.
Qui furono eretti alcuni edifici che dettero poi vita a queste due arterie. Le torri e le case che sorsero alla scomparsa dal castrum furono di proprietà di una consorteria, il cui ricordo è legato alla nascita del Comune e che darà nome alla via e all'incrociata: i Buomparenti.
Il Palazzo Buomparenti dovette appartenere in origine ai conti della Gherardesca, primi conti di Volterra. Agli statuti comunali del 1207 risale l'attestazione: 'in domo vero Buomparenti que fuit ad Aliocti' - Aliotti è il padre del Gerardus comes di Casa Gherardesca. Che la disposizione statutaria del 1207 si riferisse al palazzo che fa angolo con Via Ricciarelli, e che la tradizione assegna ai Buomparenti, è provato anche dalla sua ubicazione in borgo dell'Abate: 'et per totum burgum Abbatis possint domus et turres murar ad aerem cum predicta domo Buomparenti'.
Fu in questo periodo che la Casa Buomparenti, già Gherardesca, subì quei notevoli rifacimenti che ancor oggi la contraddistinguono, con le sue linee essenziali e che, al pari del Palazzo dei Priori, la collocano nel periodo della fioritura comunale1. E del periodo comunale conserva le tracce nell'architettura e nello stile regolare squadrato che trasforma il complesso delle Torri Buomparenti e Buonaguidi nel più pittoresco tratto di Volterra.2
La costruzione, come altre dello stesso tipo, viene realizzata con il duplice scopo di abitazione dalla facciata ingentilita dalle bifore, e di fortilizio. Nel medioevo e soprattutto in epoca comunale le torri erano in tutti gli effetti il simbolo del potere della casata, il loro sfarzo e la loro altezza servivano a mostrare il ruolo ed il potere. Ma i Buomparenti possedevano un'altra torre in consorteria con Angiolario e Buonfiglio, fratelli del fu Tedesco, come appare dagli statuti del 1238-1241. La fabbrica appartenuta ad Angiolario di Tedesco è certamente quella in cantonata con lo sdrucciolo di Piazza e, sia l'impostazione, sia la fattura dell'arco della porta che guardia Via Buomparenti, uguale all'arco della torre-Toscano, testimonia chiaramente l'antichità del fabbricato. È probabile che queste due torri, di Angiolario e dei Toscano, ricalcassero le tracce delle torri che sorgevano ai lati delle porte principali dell'oppido romano.
Analizzando il complesso architettonico poi troviamo la torre Bonfili, parte del palazzo della famiglia Incontri, oggi sede della Cassa di Risparmio di Volterra. I due fabbricati, collegati da un arco di passaggio, consentivano, in caso d'attacco, di passare con estrema facilità da una torre all'altra e tutt'oggi tale complesso architettonico mostra forse il più caratteristico scorcio del centro storico volterrano.
Il palazzo, che occupa buona parte della strada dallo sdrucciolo di Piazza dei Priori fino a Vicolo dell'Oro, fu realizzato nel XV secolo su un antico impianto della casa-torre ed è, insieme ad altri edifici, uno dei pochi e bellissimi esempi in Volterra di facciata a bugne, anche se il fronte è stato rifatto nell'Ottocento in mattoni con decorazioni a dado in rilievo. Da allora l'incrocio di borgo S.Maria si identificò a tal punto con il palazzo Buomparenti da dare il nome anche all'incrocio delle vie Buomparenti, Ricciarelli, Roma e Sdrucciolo di Piazza, con 'Incrociata de' Buomparenti'.


Note bibliografiche



1. E.Fiumi, 'Appunti', pp. 371-382 - torna al testo

2. M.Battistini, 'Volterra illustrata. Porte, fonti, piazze, strade', 1978 - torna al testo