Torre del Porcellino (1100 c.a)








La torre chiamata del 'Porcellino' sorge nella Piazza dei Priori di Volterra di fronte al Palazzo dei Priori e rappresenta la torre che più di altre cattura l'immaginario collettivo, con quel suo 'porcellino' sospeso che sembra guardarti dall'alto. Ogni volterrano può indicarti qual è la Torre del Porcellino.
Questo edificio fu una delle prime residenze del podestà del comune di Volterra, dapprima presa in affitto, fu acquistata dal comune nei primi decenni del 1200. Ai tempi era usanza, per i funzionari cittadini, affittare abitazioni appartenute al vescovado locale ma con la formazione di un'identità comunale presto il comune acquistò l'intero isolato per collocarvi vari uffici, fra cui la Dogana del Sale proveniente dalla vicina Saline, mentre agli inizi del Trecento tutte le costruzione vennero unite in un unico complesso: il Palazzo Pretorio.
La torre doveva già essere esistente nella seconda metà del XII secolo, mentre le due costruzioni che si addossano ai lati, furono realizzate in un'unica fase intorno alla metà del XIII secolo. Il complesso svetta sul lato della Piazza dei Priori, opposto al Palazzo dei Priori.
La torre è una delle più alte di Volterra, infatti, essendo di proprietà del Comune, doveva essere quella più alta della città ad emblema di un'autorità indiscutibile e manifesta. Non dobbiamo meravigliarci di questo decreto, ai tempi ed in special modo nei primi anni della formazione dei comuni era usanza ritenere la torre ed i monumenti non soltanto edifici ma più che altro emblemi di potere.
Secondo le disposizioni statutarie, infatti, tutte le altre torri dovevano essere abbassate fino alla sua altezza, oppure, nel caso di nuove costruzioni, non dovevano superarla. Nella memoria dei volterrani è tuttora presente il ricordo del sacco di Volterra (1472 d.c) da parte dei fiorentini che per punire la città decisero di mozzare le torri. Tutt'oggi, a distanza di secoli, i volterrani comparano le proprie torri con quelle di San Gimignano, piccola cittadina nel circondario che ai tempi si alleò con Firenze e per questo non subì la sua vendetta. Alcuni storici ritenfono prò che San Gimignano non avesse regole particolari con le quali si ordinasse le altezze massime delle torri cittadine, ogni signore poteva innalzare la propria torre anche oltre quelle comunali.
Tornando alla torre del Porcellino la facciata principale, l'unica visibile, non presenta ingressi al pianterreno o al primo piano, ma il contrafforte aggiunto in epoca successiva potrebbe aver tamponato un'apertura mentre la finestra inferiore è stata aggiunta quando furono costruiti i due corpi laterali.
E' invece originale l'apertura del quarto piano, stretta e alta, come quella di torre Toscano, doveva dare accesso ad un balcone ligneo collocato su questa parete. I balconi lignei, ovviamente perduti nei secoli, costituivano abbellimenti e sostanziali prolungamenti dei palazzi medievali, dobbiamo immaginarci un loro ampio utilizzo. La finestra è sormontata da un arco a sesto acuto fortemente estradossato rialzato di un filare orizzontale rispetto alla piattabanda che si appoggia su peducci eccedenti. Alcune delle pietre degli stipiti appaiono decorate a bugnato, con pietre in sporgenza.
Vi sono anche due aperture al pianterreno, nell'edificio di sinistra e nella torre. La porta a sinistra è ad architrave sormontato da un arco a sesto acuto lunettato. Le due costruzioni laterali sono pressoché simmetriche con tre piani scanditi da una finestra per piano, bifora al primo, monofore agli altri. Quasi a ridosso del tetto della torre vi è una mensola che sorregge una statua che sembra appunto rappresentare un maiale o un cinghiale, per questo motivo i volterrani l'hanno ribattezzata Torre del Porcellino; un'altra figura di suino è apparsa a fianco della porta di accesso al pianterreno durante alcuni lavori compiuti pochi anni fa, ma pochissimi ne sono a conoscenza.
La torre principale apparteneva alla famiglia Topi e venne venduta al comune il 14 settembre 1224 da Gherardesca moglie di Giuseppe di Enrico; il 9 ottobre 1224 Giuseppe di Enrico e Rigetto e Lottaringo figli di Giuseppe vendettero, sempre al comune, il resto dell'edificio in cui era inglobata. Parte della casa che si addossa all'altro lato di questa torre su venduta al comune nel 1262 da Fortoccio di Corrado, Chese e Prende di Arduino, Ghino di Ranieri Malcreazzi, Puccio di Bonafidanza, tutti della consorteria Belforti.
Parliamo di due delle famiglie più importanti per la città di Volterra, la famiglia della Gherardesca dette il primo Conte alla città e per questo possiamo dire che fu la prima famiglia che si oppose al potere prelare dei vescovi, l'importanza non è da sottovalutare poiché, sebbene la famiglia della Gherardesca perse rapidamente potere, da essa scaturì la consapevolezza popolare di una possibile alternativa alla chiesa.
Oggigiorno possiamo identificare la casa dei Topi con l'edificio a sinistra della torre del Porcellino e la casa dei Belforti con l'edificio a destra. L'accesso alla torre era molto diverso da quello attuale, costruito nel 1933, e consisteva in una semplice, breve scalinata. Un inventario dei beni del comune del 1301 ci descrive con chiarezza il palazzo. In quell' epoca vi avevano sede l'ufficio del Capitano del Popolo e la dogana del sale; nella torre erano sistemate le carceri del comune e questa destinazione, che conosciamo sin dalla metà del '200, continuò fino al secolo scorso.
L'accesso originario avveniva tramite una porta, che si trovava dove ora vi è la loggia centrale a cui si accedeva per mezzo di una doppia scala esterna i cui bracci si riunivano in un balcone aperto sull'atrio, dove i podestà erano soliti affiggere i propri stemmi, e coperto da un loggiato. In questa loggia Daniele Ricciarelli (Volterra, 1509 - Roma, 4 aprile 1566), detto il 'Braghettone', ricordato per aver coperto con vestimenti e foglie di fico i genitali dei personaggi nel Giudizio Universale della Cappella Sistina, dipinse un affresco raffigurante la Giustizia; questo quadro fu staccato e riportato su tela nel 1844, insieme ad esso furono riportati su tela anche altre opere pittoriche che erano conservate nel Palazzo Pretorio.
Un'usanza medievale continuata fino al secolo scorso era quella che i carcerati potevano calare dalle finestrelle delle proprie celle dei piccoli sacchetti di tela nei quali i cittadini caritatevoli mettevano qualche moneta, probabilmente fino a pochi secoli fa la torre che tutt'