Torre del Porcellino (1100 c.a)







Descrizione artistica



Tornando alla torre del Porcellino la facciata principale, l;unica visibile, non presenta ingressi al pianterreno o al primo piano, ma il contrafforte aggiunto in epoca successiva potrebbe aver tamponato un;apertura mentre la finestra inferiore è stata aggiunta quando furono costruiti i due corpi laterali.
E' invece originale l'apertura del quarto piano, stretta e alta, come quella di torre Toscano, doveva dare accesso ad un balcone ligneo collocato su questa parete. I balconi lignei, ovviamente perduti nei secoli, costituivano abbellimenti e sostanziali prolungamenti dei palazzi medievali, dobbiamo immaginarci un loro ampio utilizzo. La finestra è sormontata da un arco a sesto acuto fortemente estradossato rialzato di un filare orizzontale rispetto alla piattabanda che si appoggia su peducci eccedenti. Alcune delle pietre degli stipiti appaiono decorate a bugnato, con pietre in sporgenza.
Vi sono anche due aperture al pianterreno, nell' edificio di sinistra e nella torre. La porta a sinistra è ad architrave sormontato da un arco a sesto acuto lunettato. Le due costruzioni laterali sono pressoché simmetriche con tre piani scanditi da una finestra per piano, bifora al primo, monofore agli altri. Quasi a ridosso del tetto della torre vi è una mensola che sorregge una statua che sembra appunto rappresentare un maiale o un cinghiale, per questo motivo i volterrani l;hanno ribattezzata Torre del Porcellino; un;altra figura di suino è apparsa a fianco della porta di accesso al pianterreno durante alcuni lavori compiuti pochi anni fa, ma pochissimi ne sono a conoscenza.
L'accesso originario avveniva tramite una porta, che si trovava dove ora vi è la loggia centrale a cui si accedeva per mezzo di una doppia scala esterna i cui bracci si riunivano in un balcone aperto sull'atrio, dove i podestà erano soliti affiggere i propri stemmi, e coperto da un loggiato. In questa loggia Daniele Ricciarelli (Volterra, 1509 - Roma, 4 aprile 1566), detto il 'Braghettone', ricordato per aver coperto con vestimenti e foglie di fico i genitali dei personaggi nel Giudizio Universale della Cappella Sistina, dipinse un affresco raffigurante la Giustizia; questo quadro fu staccato e riportato su tela nel 1844, insieme ad esso furono riportati su tela anche altre opere pittoriche che erano conservate nel Palazzo Pretorio.