Porta a Selci (1430)








Descrizione artistica



La Porta a Selci, addossata alla Fortezza, un tempo era chiamata 'Porta del Sole', appellativo che, alcuni scrittori, le attribuirono perché aperta a levante della città. Benché, già di per sé, rappresentasse una valida difesa dagli attacchi esterni, perché aperta in luogo sicuro e comodo riparato da possibili assalti diretti, nel XIII secolo, gli Statuti di quel tempo stabilirono di costruirvi anche un fosso. Nel 1328, anno in cui le mura e le porte della città furono rafforzate, anche la porta a Selci subì molte trasformazioni: fu aggiunta una torre per la guardia e nel 1334 fu rifatto l'arco e, alla fine del XVI secolo, la porta subì radicali cambiamenti tanto da essere quasi totalmente ricostruita.
L'attuale porta, su disposizione di Ferdinando de' Medici, fu costruita dal 16 maggio al 31 agosto 1594, con un lavoro svolto velocemente e in modo accurato. Le persone addette ai lavori furono circa ottanta, tutte retribuite in base alle loro capacità professionali. I lavori, sotto la responsabilità di Benedetto di Gabriello Incontri, furono eseguiti da manovali, uomini e donne, che, lavorando speditamente e bene, realizzarono un'opera atta a sfidare i secoli. Fu un'opera dei cittadini per la città, infatti se questa porta dopo 400 anni è ancora in perfetto stato di conservazione si deve all'abilità dei suoi costruttori. La maggior parte del materiale grezzo su estratta dalle valli circostanti e molto pietrame fu tolto dalla zona di S.Andrea, area limitrofa alla zona di porta a Selci. Il materiale utilizzato, come per gli altri monumenti volterrani, venne recuperato nel ricco territorio attorno alla città, questa ricchezza dette forza a Volterra, ma come è noto, mosse molte città vicine a muovergli contro.
In molti libri, recanti la storia della città, si legge che, in seguito alla ricostruzione della porta, la vecchia fu distrutta. In realtà pare che non sia così ma soltanto pochi ne sono a conoscenza. All'interno del penitenziario, la porta, completamente dimenticata, è visibile con il suo arco ancora intatto. Ma solo nella parte superiore, con un'apertura di tre metri, propria di tutte le altre porte della città. In tal modo la vecchia Porta a Selci, con un basamento poligonale a barbacane, simile a quello del torrione cilindrico, rimase interamente sommersa. Sotto il cornicione su cui poggiano gli archetti pensili, che sorreggono il ballatoio di epoca posteriore, compaiono delle finestrelle murate. A destra un'altra torre, anch'essa con basamento poligonale, su cui si apriva una porta ad arco romanico è ora murata e simicoperta da un pilastro dell'edifico posteriore. Visto che nella carta del codice vaticano del XV secolo, servita al Montefeltro nel 1472 per la conquista di Volterra, la Porta a Selci è addossata al Cassero, in un primo momento si era pensato che, soltanto dopo la costruzione di un nuovo e più solido Cassero da parte del Duca di Atene, si sarebbe fatto origine ad una torre, la cui data di costruzione risalirebbe al 1292. Comunque, terminati i lavori di costruzione della nuova porta, i Priori vollero collocare sopra l'arco l'arme del granduca e fu incaricato lo scriba cittadino di disegnare sull'arme l'iscrizione scolpita. Niente però rimane sulla porta, nella quale ora si può solo vedere una pietra bianca rettangolare nella quale è scolpita una croce e sotto di questa la data 1594. Da allora nessuna cosa è rimasta al proprio posto. Scomparsi due degli otto cardini della porta, esistenti ancora nel 1843. Nessuna traccia resta dell'arme di S.A.S con le lettere dell'epitaffio disegnate dal Maestro Alessandro d'Antonio.