Nuclei abitati

Caratteristiche dei castelli del marmo
I paesi di Torano, Miseglia, Bedizzano e Colonnata si possono considerare i "castelli del marmo" poiché la loro caratteristica peculiare è di avere un'economia basata sul marmo, soprattutto sullo sviluppo dell'attività estrattiva. La popolazione è sempre stata costituita principalmente da cavatori, che probabilmente fin dall'epoca romana hanno lavorano nei bacini limitrofi. Una caratteristica comune è che il centro storico ha trovato un limite alla sua espansione per l'asperità del territorio stesso, posto in mezzo alle montagne con vie strette e ripide; la maggior parte degli edifici è costruita con muri e arredi di marmo. I siti archeologici esaminati nei bacini marmiferi attestano la presenza dell'uomo fin dal I secolo a.C. secondo le indagini condotte negli ultimi venti anni basate sulla morfologia epigrafica di marchi di cava (116) 116. Dolci, Enrico. 2003. Archeologia Apuana (Iscrizioni, Lavorazioni, Cave antiche a Carrara). Aulla, Lions Club Massa e Carrara, p. 47 .

Gli insediamenti e il disboscamento
Gli insediamenti avvennero in ristrette zone pianeggianti nelle immediate vicinanze delle cave; le posizioni arroccate permettevano riparo e difesa in caso di attacchi poiché la vicinanza delle montagne costituiva una sicurezza per gli abitanti della valle che potevano rifugiarsi nei "castelli" del marmo. Con la fine dell'Impero Romano nel 476, l'economia dei paesi andò in crisi e la popolazione si dedicò all'allevamento e in misura ridotta all'agricoltura nelle limitate aree disponibili attorno ai borghi. Si presume che dopo l'XI secolo a seguito del moto di espansione che vedeva aumentare la popolazione in molte parti d'Europa, le plebi rurali apuane strapparono alle selve le terre che progressivamente coltivarono. Attorno ai piccoli agglomerati montani probabilmente furono create aree agricole sboscando i fianchi dei monti anche nelle posizioni più disagiate. La lotta contro il bosco, per liberare i terreni dalle foreste e per dissodare le aree avvenne con la scure e con il fuoco del debbio; si realizzarono ripiani e terrazze coltivati prima a cereali, poi a colture tipiche delle zone montane (117) 117. Leverotti, Franca. 1982. Massa di Lunigiana alla fine del Trecento. Pisa, Pacini Editore, p. 149 . I luoghi selvosi, che i diritti feudali riservavano alla caccia, subirono così l'intervento della popolazione per procurarsi mezzi di sussistenza e legname da lavoro. Si ritiene che il disboscamento sia andato troppo oltre, dato che negli Statuti di Carrara del 27 maggio 1235 vengono formulate le prime norme forestali con il divieto di distruggere alberi di castagno, querce e cerri (118) 118. Giampaoli, Stefano. 1998. Tutela dei boschi e iniziative forestali dei Principi di Massa e Carrara (Deputazione di storia patria delle antiche provincie modenesi). Modena, Aedes Muratoriana, pp. 15 - 18 . Le selve di castagno, situate anche in località distanti dal borgo, dovevano essere protette poiché erano proprietà in comune fra i paesi della zona montana e tutelarle significava assicurare alla popolazione un mezzo per sfamarsi.

Alre fonti di guadagno
Una fonte di guadagno era rappresentata anche dai mulini in comune dove andavano gli abitanti delle comunità che ne erano prive. Nel censimento del 1490 degli edifici vicinali, risultavano otto mulini di proprietà collettiva, utilizzati per la trasformazione dei prodotti agricoli: sette erano nelle "vicinanze" di Torano, Miseglia, Noceto, Gragnana, Moneta, Sorgnano, Bedizzano ed uno a Carrara; inoltre vi erano anche tre frantoi (119) 119. Giorgieri, Pietro. 1992. Le città nella storia d'Italia, Carrara. Bari, Editori Laterza, p. 156, nota 23 . Tra i paesi a monte, oltre ai quattro principali citati, vi erano anche Codena e Bergiola, la cui economia era incentrata principalmente sull'agricoltura, dato che erano situate più lontano dai siti marmorei; con il passare del tempo però diedero anche loro contributo all'escavazione con i numerosi cavatori che si recavano a lavorare nelle cave attestati nel XV secolo. In questi due paesi non vi fu perciò quel salto di qualità nelle condizioni di vita degli abitanti, dato dal produrre e commercializzare il marmo come avvenne nei paesi limitrofi per l'iniziativa privata di alcune influenti famiglie (120) 120. Bernieri, Antonio. 1985. Carrara. Genova, Sagep Editrice, op. cit., p. 15 .
Figura 27. Colonnata (a sinistra) e cave.

                                                                                  © Copyright 2010 - Realizzato da Giuseppe Galleni