Miseglia

Il territorio
Miseglia è un paese posto a 240 metri s.l.m. su un terrazzo alluvionale formato da detriti del fiume Carrione, coltivato a olivi e castagni. Si ipotizza che l'origine del borgo risale all'epoca romana quando nel I secolo a.C. i coloni romani mandati da Luni iniziarono l'attività estrattiva nelle vicine cave del bacino di Fantiscritti (149) 149. Dolci, Enrico. 1993. Paesi del marmo. Genova, Tormenta industrie grafiche, p. 60 e l'insediamento probabilmente avvenne nel vicino "terrazzo" dove si è poi sviluppato il paese di Miseglia.

I reperti archeologici dell'escavazione lunense
L'imperatore Ottaviano Augusto fece largo uso del marmo del bacino di Fantiscritti sotto il nome di "marmo lunense" per le sue opere monumentali non solo a Roma, ma anche in altre parti dell'impero, quindi lo sfruttamento delle cave fu in questo periodo molto intenso e ciò si può dedurre dalle numerose iscrizioni ed epigrafi rinvenute nei luoghi di lavorazione. Nella zona di escavazione alla metà del 1800 venne ritrovato un rilievo a formella conosciuto come "edicola sacra" dei Fantiscritti, scolpito sulla viva montagna, proveniente dalla cava di Fantiscritti che raffigura Ercole con clava e pelle di leone a sinistra, Zeus al centro, Dionisio con scettro e pantera a destra, fra due lesene (colonne) con capitelli. Il ritrovamento è databile al 203 quando era imperatore Settimo Severo ed è conservato presso l'Accademia di Belle Arti di Carrara. Il termine "Fantiscritti" significa "fanti - ragazzi", "scritti - con iscrizioni" secondo il dialetto carrarese che ha dato il nome alla valle, nel Rinascimento; quando si trovava ancora sulla parete marmorea della montagna era meta di visitatori che vi incisero date e nomi e tra questi vi sono anche quelli di Canova e del Giambologna. Ai primi del Novecento, tra i detriti, furono ritrovati utensili adoperati nelle cave lunensi ed una moneta dell'imperatore Traiano databili agli anni 104 - 110 d.C (150) 150. Dolci, Enrico. 1980. Carrara cave antiche. Viareggio, Tipo - Lito Mario Pezzini, p. 118 .

La vicinanza di Miseglia e sua attestazione
Come per tutti i paesi del marmo, alla fine dell'impero romano, anche Miseglia trovò le basi di sussistenza nell'attività boschiva e agricola che consisteva nella coltivazione di ulivi, viti poiché l'economia marmifera andò in crisi. Non si ebbero più notizie fino all'epoca medievale quando la "vicinanza" venne attestata con la forma "Miselia" nel 1215, in un atto del Regesto del Codice Pelavicino in cui viene nominato Guidoloto q. Foboli de Miselia (151) 151. Lupo Gentile, Michele. 1912. Il Regesto del Codice Pelavicino. Roma, Tipografia Artigianelli S. Giuseppe, p. 333 (n. 347). . Il bacino estrattivo adiacente riattivò l'escavazione del marmo e una novità fu che venivano addestrati giovani non solo a scavare i blocchi, ma anche a sbozzarli, lavoro molto importante poiché permetteva di togliere marmo inutile per la realizzazione di determinate opere e nello stesso momento era facilitato il trasporto a valle per il minor peso del blocco. Abbiamo notizie di ciò da un contratto tra il "magister Antelami" genovese che prese come apprendista scalpellino "Ubertinum", un giovane misegliese, figlio di una famiglia di "Marmorari" che si occupava della lavorazione e aveva contatti con clienti genovesi, pisani, fiorentini e romani (152) 152. Klapish - Zuber, Christiane. 1973. Les maitres du marbre (Carrare 1300 - 1600). Paris, Ecole Pratique des Hautes Etudes, p. 74. . La comunità ebbe quindi condizioni di vita migliori basate su una solida economia con le attività di escavazione ed artigianale incentrata sulla realizzazione di "mortai", utensili usati per pestare erbe aromatiche che fin dal Medioevo venivano esportati. La fama e la serietà delle maestranze misegliesi erano conosciute da artisti e committenti ecclesiastici e laici di opere e il grande scultore carrarese Pietro Tacca, rappresentante del Barocco, ebbe lavoranti di Miseglia per la realizzazione ed il trasporto in marmo del maestoso monumento di Filippo IV di Spagna a cavallo. Oltre all'escavazione del marmo gli abitanti si dedicavano anche all'attività di coltivazione dell'ulivo ed alla fine del 1400 Miseglia aveva un frantoio che gli permetteva di frangere per sé e per le vicinanze limitrofe.

Espansione dell'attività estrattiva nelle cave limitrofe e del paese
Con Alberico I, principe di Carrara, vennero aperti nuovi siti di escavazione nel bacino marmifero da dove veniva estratto materiale pregiato; il paese nel 1557 contribuiva con la fornitura di quattordici "canne" di sassi l'anno fino al termine dei lavori per la costruzione delle mura di Carrara, però aveva soltanto quattro iscritti alla corporazione dei "magistri marmorum". Il nucleo più antico del borgo è quello centrale e in seguito sorsero altre due aree che si possono considerare zone di espansione; molti forestieri risiedevano a Miseglia ma il numero di abitanti era molto inferiore rispetto a Torano; nel 1600 fu costruita la chiesa fuori dal centro abitato. Nella via principale del paese si possono notare ancora edifici antichi databili al 1700, ma vi sono state numerose ristrutturazioni che hanno eliminato le caratteristiche storiche del borgo. Le case venivano costruite con sassi direttamente nei siti di estrazione e vi dimoravano i sorveglianti e gli addetti alla lavorazione. Ancora oggi si possono vedere vicino ai siti di escavazione queste semplici strutture abitative nelle quali però non mancava il marmo.
Figura 40. Edicola sacra dei Fantiscritti


Figura 41. Resti di un'antica casa nei pressi delle cave di Miseglia

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