Il bisogno di autonomia
La Carrara comunale era un centro direzionale in cui borghesi intraprendenti operavano nell'attività marmifera e in questo periodo i suoi marmi erano apprezzati e richiesti ovunque.
Approvati gli Statuti nel 1235 che possono essere considerati la prima carta di libertà, sebbene il vescovo vietasse la costituzione di nuove
"societates" oltre il comune, si impose una forte autonomia nelle ville situate nella valle di Carrara, giustificata dalla necessità di organizzarsi per migliorare l'amministrazione dei beni collettivi.
A partire dal 1260 le ville si stavano liberando dalla rigidità feudale per mezzo di atti di
"francatio rusticorum (87)
87. Piccioli, Cesare. 2007. Popolo e Istituzioni nella Valle di Carrara (Dalla "Curtis" Vescovile all'Unità d'Italia 1235 - 1859 Saggi Storico Giuridici). Pisa, Edizioni Il Borghetto Snc, p. 25
" .
Nel Codice Pelavicino nel 1270 vengono citati gli
Homines et Commune Casapozi, quindi non solo Carrara era comune, ma iniziò anche l'autonomia per i piccoli borghi montani e nacque un sistema federativo noto con il nome di
Vicinanze o Viciniae.
L'organizzazione delle vicinanze
In origine ogni
villa, secondo il regime feudale, aveva pascoli e boschi sotto la sorveglianza del vescovo; in seguito, quando il potere temporale della curia vescovile iniziò ad indebolirsi, i villaggi ebbero un'amministrazione autonoma dei territori e stabilirono consuetudini che furono tramandate oralmente per secoli, poiché non avevano statuti scritti.
Si costituirono così le
vicinanze della valle del Carrione, situate presso gli insediamenti dell'epoca romana: in comune non avevano soltanto pascoli e boschi, ma anche frantoi, mulini e gli importanti siti di escavazione del marmo; ogni anno venivano ripartiti gli utili fra la comunità di ogni vicinanza
(88)
88. Dolci, Enrico. 1985. Carrara, la città e il marmo. Sarzana, Zappa Editore, pp. 113 - 114 - 115
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Per quanto riguarda l'amministrazione vi erano due consoli elettivi e due sindaci nominati ogni anno tra i capi famiglia che dovevano controllare le attività svolte, occuparsi della viabilità ed amministrare i beni in comune nel migliore dei modi.
Obiettivo unitario delle undici vicinanze che si costituirono fu di tenere lontano dalle ricchezze dei loro monti i soggetti che non appartenevano alla vicinanza, i forestieri che venivano nei bacini marmiferi per trarne ricchezze e per apprendere le tecniche di lavorazione.
I forestieri, anche se nobili nei paesi di origine, non potevano partecipare alla vita pubblica e non godevano dei beni collettivi se non ottenevano "l'ascrizione" a una vicinanza, ma questo era raro
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89. Piccioli, Cesare. 2007. Popolo e Istituzioni nella Valle di Carrara (Dalla "Curtis" Vescovile all'Unità d'Italia 1235 - 1859 Saggi Storico Giuridici). Pisa, Edizioni Il Borghetto Snc, pp. 27 - 28
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Le vicinanze cercavano inoltre di contrastare l'autorità del vescovo lunense che continuava ad avere entrate dal commercio del marmo e questa situazione creava tensione anche nella vita cittadina di questo periodo poiché il vescovo Guglielmo non voleva rinunciare alle sue prerogative sul territorio di Carrara
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90. Dolci, Enrico. 1985. Carrara, la città e il marmo. Sarzana, Zappa Editore, pp. 118 - 121
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Vezzala con pochi edifici abitati attorno alla residenza vescovile continuò fino alla fine del 300 ad avere una minoranza guelfa, mentre a Carrara si era costituito un comune borghese e ghibellino sempre in lotta per avere una maggiore autonomia dai vescovi di Luni
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91. Dolci, Enrico. 1985. Carrara, la città e il marmo. Sarzana, Zappa Editore, p. 121
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La pace di Castelnuovo e Dante
Nel 1306 vi fu la pace di Castelnuovo fra il vescovo Antonio e Franceschino Malaspina alla quale partecipò anche Dante dalla parte dei marchesi e questo atto può essere considerato il distacco di Carrara dal potere vescovile.
Probabilmente dopo essere stato cacciato da Firenze ed esule nei vari stati della penisola Dante doveva trovare un posto sicuro per dedicarsi alla sua attività letteraria; egli ammirava i Malaspina, li conosceva di fama per la loro accoglienza ai poeti dell'amore cortese ed essendo stato informato che i marchesi necessitavano di un diplomatico per concludere la pace con il vescovo di Luni, pensò di proporsi e fu accolto.
Oltre ai già citati paesi a monte di Carrara tra il XII e il XIII sec. vennero nominati anche Sorgnano, Bedizzano, Codena, Miseglia, Colonnata, Moneta - Fontia, Bergiola e Noceto.
Le immagini più antiche delle 'vicinanze' risalgono a disegni ad inchiostro della prima metà del 1600, fatti da un anonimo al tempo di Carlo I Cybo Malaspina e conservati nell'Archivio di Stato di Massa.
17 luglio 1812: abolizione delle vicinanze
Le antiche 'vicinanze' vennero abolite dal Principe di Lucca il 17 luglio 1812, seguendo il criterio accentratore napoleonico: fu stabilito che gli agri vicinali sia agricoli che marmiferi passassero al Comune mentre i beni privati costituiti da frantoi e mulini restassero ai Vicini come proprietà privata
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92. Piccioli, Cesare. 2007. Popolo e Istituzioni nella Valle di Carrara (Dalla "Curtis" Vescovile all'Unità d'Italia 1235 - 1859 Saggi Storico Giuridici). Pisa, Edizioni Il Borghetto Snc, pp. 37
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Oggi le vicinanze sono gli undici paesi a monte della valle di Carrara che si possono dividere in due gruppi: i "castelli del marmo", la cui economia si basava esclusivamente sull'escavazione e lavorazione a cui appartengono Colonnata, Bedizzano, Miseglia, Torano, Gragnana e gli altri paesi dove il marmo aveva un'importanza secondaria come Bergiola, Codena, Castelpoggio, Noceto, Sorgnano e Fontia.