La decadenza di Luni
La lenta decadenza della città di Luni, iniziata nel V sec. per la diminuzione dell'impiego del marmo in seguito alla caduta dell'Impero Romano, continuò nei secoli successivi causata soprattutto dalle profonde modifiche dell'organizzazione ambientale e sociale.
Il sistema viario romano andò in rovina per la scarsa manutenzione: era molto difficile trasportare i blocchi per via terra e quindi il materiale doveva necessariamente provenire da siti marmiferi vicini per cui diminuì notevolmente il commercio dei marmi lunensi verso il resto dell'Italia
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54. Bartelletti Antonio e Amorfini Alessia (a cura di). 2007. Ante et Post Lunam. Reimpiego e ripresa estrattiva dei marmi apuani. II - l'evo medio. Ripa di Seravezza (Lucca), Tipografia Graficatre, pp. 46 - 47
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Anche fenomeni naturali influirono sulla decadenza di Luni: gli straripamenti del Magra con l'allargarsi del suo estuario fino a raggiungere la confluenza con il fiume Vara
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55. Albani Dina, Le spiagge della Toscana Settentrionale dalla Foce del Fiume Magra ai Monti livornesi in Le Spiagge Toscane a cura di Albani Dina, Griselli Angiolina e Mori Alberto. 1940. Roma, Tipografia del Senato; p. 16
e le mareggiate portarono all'insabbiamento del porto lunense a partire dall'Alto Medioevo, con conseguente impaludamento della pianura circostante nella quale si diffuse la malaria
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56. Ambrosi Augusto C., Bertozzi Massimo e Manfredi Giovanni. 1989. Massa - Carrara Pievi e territorio della provincia. Pisa, Pacini Editore, p. 45
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Luni subì quindi un calo demografico favorito anche dalle incursioni e dai saccheggi da parte di orde barbariche che distruggevano ed impoverivano molte città
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57. Bernieri Antonio, Mannoni Luciana e Tiziano. 1983. Il porto di Carrara storia e attualità. Genova, Sagep Editrice, p. 52
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Non è certo come si disposero gli abitanti di Luni e delle zone circostanti in questa lunga fase di abbandono e rovina del centro urbano.
È probabile che la popolazione, ridotta di numero rispetto al periodo romano, si spostò progressivamente nel corso di diversi secoli dalla costa verso insediamenti più interni occupando le alture di colline e crinali, considerati più sicuri e salubri spesso nei luoghi già abitati nel passato
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58. Canali, Daniele. 1998. La provincia di Massa - Carrara. Carrara, Aldus Casa di Edizioni, pp. 31 - 32
; la rete viaria dei Romani venne sostituita con percorsi più alti di via pedemontana.
Dalla caduta dell'impero romano nel V secolo fino al X sec. non abbiamo notizie del territorio apuano e in particolare dell'escavazione dei bacini marmiferi.
Sui colli circostanti continuarono ad esistere piccoli insediamenti di origine romana che, non vivendo più sull'attività di escavazione, basavano la propria economia sulla pastorizia e sullo sfruttamento dei boschi che avevano grande importanza economica dato che fornivano merce di scambio anche in periodi di carestie.
La curtis di Carrara
Carrara viene nominata per la prima volta in un documento del 963 dove l'imperatore Ottone I confermava al vescovo lunense Adalberto il possesso della "curtis" di Carrara
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59. Piccioli, Cesare. 2007. Popolo e Istituzioni nella Valle di Carrara (Dalla "Curtis" Vescovile all'Unità d'Italia 1235 - 1859 Saggi Storico Giuridici). Pisa, Edizioni Il Borghetto Snc, p. 15
, che quindi non era un centro urbano, ma una zona più ampia comprendente luoghi diversi per origine e per funzione come prati, pascoli, boschi, vigne, acque, montagne, alpi, edifici, mulini, servi, serve e non vengono menzionate le cave
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60. Ambrosi Augusto C., Bertozzi Massimo e Manfredi Giovanni. 1989. Massa - Carrara Pievi e territorio della provincia. Pisa, Pacini Editore, p. 46
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Secondo gli studi sul territorio si ipotizza che il centro amministrativo della
curtis,sia stato "Vezzale
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61. Klapish - Zuber, Christiane. 1973. Les maitres du marbre (Carrare 1300 - 1600). Paris, Ecole Pratique des Hautes Etudes, p. 72.
" e questo luogo per qualche tempo divenne anche una delle residenze del vescovo lunense attestata nel XIII secolo
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62. Ricci, Roberto. 1999. Carrara Medioevale attraverso il cartario della Pieve di Sant'Andrea (XI-XIII secolo) in Atti e memorie della Accademia Aruntica di Carrara Volume IV Anno 1998. Massa, Ceccotti Arti Grafiche, p. 49
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Il toponimo di Vezzala compare per la prima volta in un atto del 1180 come "curia Veciali
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63. Dolci, Enrico. 1985. Carrara, la città e il marmo. Sarzana, Zappa Editore, p. 57
".
I documenti scritti su Carrara medievale ci provengono dal Codice Pelavicino del vescovo di Luni, Enrico e si riferiscono ad un periodo di tempo che va dal 24 maggio del 900 al 10 novembre del 1297
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64. Dolci, Enrico. 1985. Carrara, la città e il marmo. Sarzana, Zappa Editore, pp. 55
; nell'XI secolo si conosce l'esistenza di una chiesa in Carrara situata in posizione strategica al centro della valle del Carrione, dei castra di Moneta e di Campilia, di Avenzia.
Fra la fine dell'XI secolo e la metà del XII sec. nella documentazione compaiono le prime indicazioni topografiche dei paesi a monte dell'attuale abitato come Casa Poci (Castelpoggio), Torano, Miseglia e Gragnana, e iniziò a delinearsi il territorio della valle del Carrione che tra l'XI e il XIII secolo si arricchì di insediamenti
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65. Dolci, Enrico. 1985. Carrara, la città e il marmo. Sarzana, Zappa Editore, pp. 58 - 59
per il processo di sviluppo demografico avviato su tutta la penisola italiana ed anche nel resto dell'Europa.
Il Duomo e la Rocca
La prima notizia della chiesa dedicata a Sant'Andrea comparve per la prima volta in un atto notarile del notaio "
Bonacursus" nel 1035 appare come
"ecclesia de Carraria (66)
66. Lupo Gentile, Michele. 1912. Il Regesto del Codice Pelavicino. Roma, Tipografia Artigianelli S. Giuseppe, p. 334 (n. 348)
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Questa ebbe un ruolo rilevante nella formazione della città di Carrara poiché era la più importante costruzione del centro urbano
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67. Dolci, Enrico. 1985. Carrara, la città e il marmo. Sarzana, Zappa Editore, pp. 57 - 63
; in origine apparteneva alla pieve di Luni, anche se nel 1151 vi fu la cessione da parte del vescovo lunense Gottifredo della chiesa battesimale di Sant'Andrea al priore Pietro dell'Abbazia dei Canonici di San Frediano in Lucca.
Anche dopo questa cessione la Pieve di Sant'Andrea continuò a dipendere dal vescovo di Luni per i diritti e le funzioni ecclesiastiche
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68. Ambrosi Augusto C., Bertozzi Massimo e Manfredi Giovanni. 1989. Massa - Carrara Pievi e territorio della provincia. Pisa, Pacini Editore, p. 47
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Il rivestimento e le parti ornate furono eseguite con marmo bianco locale e la costruzione si protrasse dal XI al XIV secolo
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69. Dolci, Enrico. 1985. Carrara, la città e il marmo. Sarzana, Zappa Editore, p. 63
, infatti la chiesa ha una struttura architettonica che va da un primo impianto romanico allo stile gotico.
Il Duomo di Sant'Andrea è l'opera che ci permette di identificare l'impiego dei materiali più antichi dandoci l'indicazione di una ripresa dell'attività estrattiva nei bacini marmiferi.
Non abbiamo una data documentata di inizio dell'edificazione della chiesa, ma è abbastanza sicuro che la parte inferiore della facciata e il fianco destro risalgano al 1140; da questo momento l'estrazione del marmo nei bacini marmiferi di Carrara aumentò progressivamente ma con lentezza.
Numerosi edifici della seconda metà del XII secolo, situati nella Toscana Occidentale, sono decorati con marmo bianco come quello Apuano, ma privo di lucentezza e più difficile da lavorare
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70. Bartelletti Antonio e Amorfini Alessia (a cura di). 2007. Ante et Post Lunam. Reimpiego e ripresa estrattiva dei marmi apuani. II - l'evo medio. Ripa di Seravezza (Lucca), Tipografia Graficatre, p. 53
; da ciò si può intuire che, sebbene vi fosse stata una ripresa dell'escavazione, non era ancora in atto il commercio marmifero.
Il Duomo si può considerare ancora oggi l'edificio simbolo di "Carrara dei marmi" poiché mostra una vasta gamma di impiego dei marmi carraresi.
Un altro importante edificio è la Rocca che risale al XII secolo e può essere inserita nel sistema di fortificazione per difendere la valle del Carrione, insieme al nuovo borgo di Avenza, al castello di Moneta, di Ficola e di Castelpoggio.
L'importanza della curtis di Carrara
Nel diploma imperiale del 26 luglio 1185 l'imperatore Federico I Barbarossa riconfermò al vescovo - conte Pietro i beni della chiesa di Luni che comprendevano la corte
Carrarie, "cum alpibus , lapicidiniis etiam marmorum…" cioè le cave di marmo ed è il primo documento nel quale si faccia esplicito riferimento ai luoghi di estrazione
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71. Klapish - Zuber, Christiane. 1973. Les maitres du marbre (Carrare 1300 - 1600). Paris, Ecole Pratique des Hautes Etudes, pp. 74 - 75
: questo ci fa capire quanto interesse avesse il vescovo per l'escavazione marmifera.
Il 15 marzo 1200 il vescovo di Luni Gualtiero nella sua curia presso Carrara dettò disposizioni valide per tutte le terre della sua giurisdizione definendole come
"certae consuetudines" col consenso di uomini nobili della curia e fra questi appaiono i più importanti rappresentanti dei vassali vescovili, della valle del Carrione: è citato un certo
"Rollando de Gragnana". Due anni dopo in un atto stipulato tra il vescovo ed i marchesi Malaspina appaiono per la prima volta gli organi istituzionali del Comune di Carrara
"consules, milites et populus (72)
72. Piccioli, Cesare. 2007. Popolo e Istituzioni nella Valle di Carrara (Dalla "Curtis" Vescovile all'Unità d'Italia 1235 - 1859 Saggi Storico Giuridici). Pisa, Edizioni Il Borghetto Snc, p. 14
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Nel 1222 la chiesa perse molto del suo potere poiché Federico II tolse al vescovo di Luni parte dei suoi possessi tra cui Carrara che fu ceduta a Guglielmo Malaspina di Fosdinovo. Nonostante ciò i vescovi lunensi continuarono ancora a svolgere una funzione promotrice per l'attività economica sul comprensorio carrarese e riscuotevano tributi
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73. Bernieri, Antonio. 1985. Carrara. Genova, Sagep Editrice, p. 28
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27 maggio 1235: Lo Statuto comunale
Tra la fine del XII secolo e l'inizio del XIII secolo Carrara prese una fisionomia cittadina sia sul piano politico che urbanistico: il 27 maggio del 1235 il vescovo di Luni, Guglielmo con i consoli del comune di Carrara Arduino e Bonalbergo e trentadue consiglieri approvarono il primo Statuto comunale che dettava norme di diritto pubblico, processuale e penale.
Lo
statuto comunale venne integrato il 29 maggio 1260 con norme in materia di agricoltura, economia, edilizia e diritto di famiglia
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74. Piccioli, Cesare. 2007. Popolo e Istituzioni nella Valle di Carrara (Dalla "Curtis" Vescovile all'Unità d'Italia 1235 - 1859 Saggi Storico Giuridici). Pisa, Edizioni Il Borghetto Snc, p. 14
.
Probabilmente verso la metà del XIII secolo la città ebbe la prima cinta muraria e la costruzione fu di grande importanza poiché le mura delimitavano un centro urbano rispetto alla periferia e costituivano una delle caratteristiche della città medievale, in altre parole le mura diventarono simbolo della conquistata autonomia comunale, con la funzione di proteggere e definire la città.
L'unico documento che ci attesta la presenza delle mura è un disegno anonimo del 600 che mostra la cinta muraria dell'epoca comunale assieme a quelle fatte costruite successivamente da Alberico Cybo Malaspina
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75. Dolci, Enrico. 1985. Carrara, la città e il marmo. Sarzana, Zappa Editore, pp. 113 - 116
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Carrara aveva anche un ospedale dei SS. Giacomo e Cristoforo documentato nel 1335 da una iscrizione incisa in caratteri gotici su una lastra di marmo bianco
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76. Dolci, Enrico. 1985. Carrara, la città e il marmo. Sarzana, Zappa Editore, p. 152
e situato lungo l'importante strada di percorrenza che da Carrara proseguiva per Gragnana, Noceto e Castelpoggio e conduceva nella Lunigiana occidentale
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77. Dolci, Enrico. 1993. Paesi del marmo. Genova, Tormenta industrie grafiche, p. 46
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Nel 1241 il vescovo Guglielmo venne fatto prigioniero sulla nave fermata dai Pisani mentre si recava a Roma per il Concilio convocato da Papa Gregorio IX e fu consegnato alle forze imperiali
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78. Klapish - Zuber, Christiane. 1973. Les maitres du marbre (Carrare 1300 - 1600). Paris, Ecole Pratique des Hautes Etudes, p. 79
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Al suo ritorno dopo dieci anni trovò che Carrara e le località della Lunigiana riscuotevano i profitti dei diritti signorili e fu costretto a liberare molti "villici" sottomessi alle servitù feudali in cambio di denaro per pagare i debiti contratti durante la prigionia
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79. Lupo Gentile, Michele. 1912. Il Regesto del Codice Pelavicino. Roma, Tipografia Artigianelli S. Giuseppe, p. 302 (n. 315)
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Il borgo di Carrara prese nel corso del XIII secolo le caratteristiche di un centro urbano, con un ruolo importante dal punto di vista religioso ed amministrativo sul territorio.
Il vescovo Enrico nel 1273 tentò di recuperare i diritti del passato e scrisse di aver indotto "i maestri del marmo" a pagare una dogana dei marmi che gli rendeva cinquanta lire annue
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80. Klapish - Zuber, Christiane. 1973. Les maitres du marbre (Carrare 1300 - 1600). Paris, Ecole Pratique des Hautes Etudes, pp. 79 - 80 - 81
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I dati forniti da uno studio archeologico del centro di Genova che mostrano l'impiego del marmo lunense fanno ipotizzare che ci fu una notevole richiesta di marmi di Carrara da parte dei Genovesi dal XII al XIV secolo, soprattutto per quanto riguarda le decorazioni e gli oggetti di abbellimento di abitazioni
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81. Bartelletti Antonio e Amorfini Alessia (a cura di). 2007. Ante et Post Lunam. Reimpiego e ripresa estrattiva dei marmi apuani. II - l'evo medio. Ripa di Seravezza (Lucca), Tipografia Graficatre, pp. 85 - 86
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Le notizie su Carrara diventano più scarse dopo il 1297, anno in cui terminano i documenti raccolti nel Codice Pelavicino e abbiamo pochi accenni sull'edilizia della città.
Si suppone che siano state aperte botteghe per lo sviluppo di opere artistiche di marmo e che si siano insediate a Carrara le maestranze straniere per la lavorazione del marmo poiché era diventata abitudine da parte di chi acquistava il materiale, inviare sul posto il proprio personale per il periodo necessario all'approvvigionamento che poteva variare da alcuni mesi ad anni secondo la quantità dell'ordine.
Termine del potere del vescovo - conte di Luni
Nel 1313 il potere comitale del vescovo - conte che deteneva dal 1180 terminò poiché il decreto imperiale di Enrico VII di Lussemburgo tolse al prelato la sua contea donandola a Pisa
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82. Klapish - Zuber, Christiane. 1973. Les maitres du marbre (Carrare 1300 - 1600). Paris, Ecole Pratique des Hautes Etudes, p. 85
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La formazione del comune però non riuscì a portare alla città una stabilità politica e vi fu un continuo succedersi di dominazioni diverse: Carrara e la Lunigiana per la loro posizione strategica erano infatti desiderate dalle confinanti Genova, Lucca, Pisa, da imperatori e signori.