Non è facile risalire alle origini del Carnevale, le cui tracce storiche si perdono. Probabilmente l’etimologia del termine Carnevale deriva dal latino carnem levare, espressione che nel Medioevo indicava la prescrizione ecclesiastica di astenersi dal mangiare carne dal primo giorno di Quaresima, ovvero dal primo giorno dalla fine del Carnevale.
Le prima tracce del Carnevale risalgono al Medioevo, dall’VIII secolo, dove la festa era caratterizzata da sregolati banchetti, bevande e piaceri di ogni tipo; per tutto il periodo, l’ordine veniva sovvertito, i ruoli scambiati e le identità nascoste dietro delle maschere.
Il culmine dei festeggiamenti si aveva con il processo, la condanna, la lettura del testamento, la morte e il funerale di un fantoccio, che rappresentava sia il sovrano di un mondo ideale e festoso, sia il capro espiatorio dei mali dell’anno passato. Con la fine del fantoccio, finiva anche questo periodo di divertimento sfrenato, che costituiva anche un augurio per la nuova primavera.
Per tutte le manifestazioni carnevalesche è possibile individuare una caratteristica comune: la propiziazione e il rinnovamento della fecondità, soprattutto della terra, attraverso l’esorcismo della morte. Il periodo del Carnevale coincide più o meno con l’inizio dell’anno agricolo, cosa che permette di collegare direttamente il Carnevale con le feste greche dionisiache, cioè le feste in onore di Dioniso, dio del vino, caratterizzate dal raggiungimento di uno stato d’ebbrezza ed esaltazione che portavano a vere e proprie orge. La stessa cosa avveniva a Roma, con festeggiamenti in onore di Bacco, detti Baccanali, feste che prevedevano l’uso di maschere in mezzo a fiumi di vino.
La festa del Carnevale era vista come un’ottima valvola di sfogo concessa al popolo, così da garantire il protrarsi dei propri privilegi. Secondo gli studiosi, la grande attrattiva di questa festa stava nell’indossare la maschera, quindi nello smettere di essere sé stessi per assumere i comportamenti della maschera. In effetti, le maschere sono state utilizzate dall’uomo fin dalla preistoria, quando gli stregoni durante i riti propiziatori piume di animali e si truccavano il volto, con l’intenzione di allontanare gli spiriti maligni.
Anche al tempo degli Egiziani e dei faraoni, il popolo, mascherato, accompagnava una sfilata di buoi che venivano sacrificati in onore del dio Nilo.
Dunque, nel tardo Medioevo il travestimento si diffuse nei Carnevali delle città, con un ruolo satirico, burlandosi delle figure gerarchiche, facendo caricature dei vizi o dei malcostumi; queste maschere sono poi diventate simbolo delle città.
Nel Rinascimento poi, i festeggiamenti furono introdotti anche nelle corti europee, dove assunsero forme più raffinate, collegate alla danza, alla musica e al teatro. Il Carnevale raggiungerà il massimo splendore nel XVI secolo, a Firenze, con Lorenzo de' Medici, grazie a danze, sfilate di carri allegorici e costumi sfarzosi. Alla fine del ‘500, con gli attori della Commedia dell’Arte, alcuni dei tipi personaggi carnevaleschi prendono forma e vengono caratterizzati da una gestualità e da un linguaggio precisi: nascono così le maschere che entrano nella tradizione collettiva, rimanendovi fino ad oggi.
Carnevale di Viareggio
Il Carnevale di Viareggio risale al 1873, quando alcuni ricchi borghesi si mascherarono per protestare per le troppe tasse che erano costretti a pagare. Da allora, ogni anno, la festa permise di eliminare il malcontento della gente e alla fine del secolo comparvero i carri. La Prima Guerra Mondiale sembrò distruggere il Carnevale di Viareggio, che invece ricominciò a vivere ancora più splendido, a partire dal 1921. In questo stesso anno, si cantò la prima canzone ufficiale “La Coppa di Champagne”, che è rimasta l’inno del Carnevale di Viareggio. Anche le maschere si cominciarono a muovere a ritmo di musica e la prima banda salì su un carro, intitolato “Tonin di Burio”. Due anni dopo, il “Pierrot”, fu la prima maschera a muovere la testa e gli occhi.
Grazie ad alcuni costruttori, nel 1925, si cominciò ad utilizzare la cartapesta per la costruzione dei carri e da allora, la stampa nazionale ed internazionale denominò i costruttori viareggini “maghi della cartapesta”. Nel 1930, Uberto Bonetti, ideò la maschera di Burlamacco che, accompagnato da Ondina, divenne la maschera ufficiale del Carnevale di Viareggio.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale, le sfilate ricominciano nel 1946 e da allora non si sono più fermate, nonostante incidenti come lo spaventoso incendio che distrusse gli hangar dove si costruivano i carri. Ogni anno personaggi politici, dello sport e dello spettacolo vengono a Viareggio per ammirare i carri che sfilano sui viali a mare, mentre migliaia di persone hanno decretato il successo di questa manifestazione, sia in Italia che nel mondo.
Realizzato da Elena Ulivieri