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Masaccio - Prefazione

Crocefissione

 

A Firenze, nell'anno 1401, si vive un'atmosfera insieme di serenità e fermento. La terribile guerra con il ducato di Milano è finita ormai da tre anni e ogni minaccia di ripresa pare lontana, mentre il governo cittadino, già improntato dall'intraprendenza dell'alta borghesia, sa promuovere così efficacemente lo sviluppo economico della città ed elevare a tal punto il prestigio locale da far scrivere, ottant'anni più tardi, a Sebastiano de Bisticci " Era la città di Firenze in quel tempo [...] in felicissimo istato, copiosissima d'uomini singolari in ogni facultà [...] che ognuno s'ingegnava nelle virtù avanzare l'uno l'altro, e per tutto il mondo era la sua fama del suo degno governo, e non era persona che non tremasse della potenza loro ". Questo benessere socio-economico costituisce la premessa e il terreno di fioritura di una multiforme produzione culturale rappresentata da uomini di genio e talento, le cui idee e il diverso modo di sentire avvieranno, qualche decennio più tardi, la stagione artistica del Rinascimento.

 

Fra i tanti avvenimenti di quell'anno vi è il concorso per la seconda porta del battistero del San Giovanni , bandito dalla più importante corporazione cittadina, l'Arte dei Mercanti di Calimala. Le prove eseguite da Lorenzo Ghiberti e da Filippo Brunelleschi fanno acquisire alla gara un importanza notevole. I due artisti, cimentasti sullo stesso tema del "sacrificio di Isacco", hanno impostato i loro lavori in modo completamente diverso. Mentre Ghirardi ha dato rilievo all'espressività e alla verosimiglianza psicologica dei personaggi, trovando un'eco nelle aspettative della committenza che gli permetterà di vincere il concorso, Brunelleschi presenta invece una scena caratterizzata sopratutto da un inedito impianto di prospettiva, da una nuova concezione dello spazio.

 

Egli, tra l'altro, applica per la prima volta quelle leggi determinanti la proporzione tra le parti e il tutto che, dopo aver teorizzato, inserirà fra le norme della rappresentazione prospettica. Si tratta delle stessi leggi che verranno presto adottate e sviluppate da tutte le arti figurative: pittura, scultura e architettura. La citazione delle due tendenze presenti nelle prove di concorso di Ghiberti Brunelleschi - tendenze che caratterizzano profondamente il momento artistico - ci permette di meglio comprendere la cornice in cui Masaccio si forma e il ruolo che saprà interpretare nel panorama creativo del suo tempo. Egli infatti, nato in quello stesso 1401, riunisce già all'esordio la sostanza migliore delle idee che allora circolavano a Firenze. Anzitutto proprio il realismo di ciò che viene raffigurato, di cui Ghiberti aveva improntato il suo 'Sacrificio di Isacco' e che Donatello porterà al grado di capolavoro, realismo al quale Masaccio unisce la veridicità della rappresentazione spaziale, dei rapporti tra particolari e insieme, sempre spinto in questa sua ricerca di concreta corrispondenza tra la realtà e il dipinto dal desiderio di "imitare dal vero" in un quadro spaziale omogeneo e non secondo il particolarismo naturalistico della pittura coeva, ancora tardogotica.