La statua, a grandezza naturale, rappresenta un uomo etrusco (ved. iscrizione) con i capelli aderenti alla testa pettinati a ciocche. La sua veste, pur riportabile alla tebenna etrusca, è ormai accostabile alla toga romana (toga exigua, veste tipica dei magistrati romani) e, a contatto con la pelle, indossa una tunica bordata da una stretta banda (angustus clavus; vedi il braccio destro); anche i calzari presentano la caratteristica linguetta (lìngula) e le corregge (corrigiae) dei calcei senatorii romani. Il suo rango è dichiarato dall' anello che porta alla sinistra. La mano destra è alzata e aperta nel gesto del silentium manu lacere: il personaggio è ritratto nel momento in cui, apprestandosi a parlare in pubblico, chiede l'attenzione, di qui il nome con cui la statua è universalmente nota, l"'arringatore".
Su tre righe sul bordo della toga è stata incisa la seguente iscrizione: AULESI.METELIS.VE.VESIAL.CLENSI CEN.JRELES.TECE.SANSL.TERINE TU INES. CHISVLICS. La grafia, composta e ben curata (le singole lettere presentano appendici (apicature) destinate a renderle ancora più belle), secondo le fonti rimanda a un tipo di alfabeto usato in epoca tardo etrusca nell'area di Chiusi e Cortona e ci svelerebbe l'identità dell'Arringatore: si tratta di Aulo Metello, uomo pubblico e politico, al cui onore qualche comunità in un santuario della zona di Perugia o, più probabilmente, del Trasimeno volle erigere una statua commemorativa.