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Omogeneizzazione della società

Vi è infine il più importante e fondante dei contrasti, quello tra la situazione reale di Tristalia e la concezione che l’autore lascia intravedere, tra le righe e non solo, di un mondo ideale.
Tristalia è un paese che tende all’isomorfismo, a livellare le differenze per garantire un più agevole ed efficace controllo. A tal proposito Claude Raffestin[4] afferma che :
“Ogni omogeneizzazione […] permette la concentrazione e la centralizzazione e di conseguenza rafforza le possibilità di controllo e di dominio. Ogni perdita di diversità si traduce anche in una perdita di autonomia. […] Ogni tentativo di eliminazione delle differenze porta in sé un potere oppressore che cerca di realizzare nello spazio e nel tempo un campo d’azione per dispiegarsi. Ogni potere che s’instaura unifica, centralizza, concentra, omogeneizza, pialla, schiaccia in modo da non lavorare che una massa isotropica. […] Perché? Perché le resistenze si aggrappano a quelle differenze che sono altrettanti ostacoli allo spiegamento d’un potere totale. Potere totale e differenze sono incompatibili”[5].

E’ in quest’ottica che si inscrive il “Siate maggioranza!” con cui Fido PassPass, graffiante caricatura del direttore televisivo Emilio Fede, apriva il telegiornale quotidiano.
All’interno di questa striscia informativa infatti viene somministrato ogni giorno ai cittadini di Tristalia un sondaggio nel quale si chiede loro di “scegliere” la risposta che avrà la maggioranza di preferenze. Tutte le famiglie che avranno fatto la scelta maggioritaria si vedranno garantiti per l’intera giornata l’erogazione della corrente. Tutti coloro che invece opteranno per le risposte minoritarie in termini di preferenze, assumendo quindi un atteggiamento deviante dalla massa, si vedranno negato tale servizio.
Il fine ultimo di questo sistema di controllo è quello di rendere quanto più possibile uniforme la massa dei cittadini, convogliandoli verso una società dominata dall’omologazione.
A questo scopo il mezzo televisivo risulta essere estremamente idoneo. In quanto mezzo di massa esso raggiunge le case di tutti e riesce goccia a goccia a scavare coscienze e conoscenze degli spettatori, dando ad esse la forma desiderata. Sempre Raffestin, proprio riguardo alle reti formali[6] di massa, afferma che si può temere ch’esse contribuiscano ad un’omogeneizzazione culturale” anche se ritiene che il pericolo maggiore “risiede nella possibilità, per chi gestisce e controlla quei mezzi, di diffondere informazioni” che possono “creare riflessi condizionati, schemi di comportamento, ecc…”[7].Non bisogna inoltre sottovalutare che spesso “la gente tende ad includere o escludere dalle proprie conoscenze ciò che i media includono o escludono dal proprio contenuto”[8].
Che Benni non nutra affatto simpatie nei confronti della televisione è l’autore stesso a dichiararlo esplicitamente quando a proposito di Internet afferma che “ha abbassato del 15% gli spettatori televisivi e questo è straordinariamente meritevole”e che “in Italia il grande nemico del libro è la televisione”[9].
Non stupisce allora che ad assumere tratti grotteschi, soffocanti e liberticidi sia una democrazia catodica, una democrazia cioè fondata su di un potere esercitato tramite il mezzo televisivo.

Tecnocrazia e politica

 E’ un paese, quello di Tristalia, dominato da un Grande Fratello alla Orwell, nella persona, o meglio, nella macchina denominata “Zentrum Win 2010”, il cui nome già di per sé è abbastanza evocativo del desiderio di accentramento e di ricerca di una teutonica efficienza coercitiva nelle decisioni provenienti dall’alto. Esso “… è il supercomputer, anzi Unità Parabiotica Decisionale che governa ogni attività del paese . […] E soprattutto, ha il compito di mantenere equilibrato il livello della Paura.”[10]
“E’ il Zentrum che prende le decisioni importanti, noi presidenti dobbiamo soltanto fare un po’ di spettacolo per far votare ogni tanto la gente.”[11]

Il “Zentrum” è collocato nella testa di un gigantesco edificio dalla forma di chiodo la cui improbabile struttura rivela tutta la sua fragilità oscillando in continuazione, sotto la pressione dei vènti. La scelta della forma a chiodo viene motivata riassumendo quelli che sono i tòpoi della società contemporanea:

“Il chiodo è indice di stabilità, di forza, di tenuta contro l’anarchia […] il Grande Chiodo riassumeva mirabilmente gli ideali di Tristalia: salire, scalare, assurgere, arrivare fino in cima. Lassù, il popolo lo sapeva, si tenevano le feste più esclusive, c’erano ristoranti a cui erano ammessi i soli vip, si svolgevano i Festival della Canzone, e le più grandi sfilate di moda. Chi riusciva ad arrivare in cima al Chiodo ce l’aveva fatta.”[12]

Sempre a proposito di questo fantomatico Chiodo, è possibile rinvenire uno degli elementi più espliciti che rende palese il collegamento tra Tristalia e Italia.
Si parla infatti dei progetti alternativi riguardo la forma dell’edificio e si afferma che “c’era persino chi, in ossequio alle tradizioni popolari di Tristalia, aveva presentato il progetto di un enorme fascio di spaghetti affiorante da un lago artificiale” [13]. Al di là dell’evidente spia gastronomica, non troppo azzardatamente è possibile individuare un collegamento tra il fascio di spaghetti ed il fascio littorio, simbolo del fascismo e alla base della società italiana per circa un ventennio.

A Tristalia la scena politica si evolve all’insegna di un contrasto che assume tratti grotteschi: vénti presidenti che come obiettivo hanno quello di “scannarsi” vicendevolmente finché alla fine non ne rimanga uno solo, l’unico a potersi legittimamente proclamare presidente di Tristalia.

“Ecco la Megalopoli capitale di Tristalia, sede della Nova Repubblica e del governo dei Venti Presidenti. Essi vengono eletti con sondaggio televisivo ogni tre anni, e hanno il diritto-dovere di denunciarsi, sputtanarsi e soprattutto di ammazzarsi legalmente fra loro finché ne resti uno solo, che potrà fare il dittatore per un anno, dopodiché ne verranno rieletti altri venti, e così via fino a nuova formula.”[14]

In questo scenario da Highlander, nel quale ogni presidente uccide i propri rivali nei modi più fantasiosi e cruenti, il tutto condito da una surreale ironia e da una comicità spesso noir (vero marchio di fabbrica di Benni), è impossibile non rilevare un evidente riferimento alla situazione politica italiana contemporanea, segnata dalla recente nascita della seconda Repubblica (cui si allude spesso nel testo parlando di “Nova Repubblica”).

“Elianto” è stato scritto nel 1996 dopo che nel 1994 era salito al governo per la prima volta Silvio Berlusconi.
Stefano Benni, lo si può apprendere dai numerosi sarcastici articoli da lui pubblicati successivamente su diversi quotidiani, non nutre particolare simpatia per gran parte della classe politica, ed in particolare per molti esponenti del Centrodestra. Come non leggere, ad esempio, in Mathausen Filini del Partito Nazi-Chic, un sarcastico riferimento al concittadino on. Gianfranco Fini, presidente di Alleanza Nazionale all’epoca della pubblicazione del libro? Oppure come non vedere in Previtali, dell’ RFDS (Ricchi Fatti da Soli) la figura di Cesare Previti e, di riflesso, del presidente del consiglio Silvio Berlusconi che si è sempre vantato di essere un “self-made-man”?
In un articolo apparso su “Il Manifesto” del 26 gennaio 2002, lo scrittore bolognese definisce Berlusconi come il ducetto di Arcorei cui sport preferiti sono la guerra, il tiro alla costituzione e lo slalom tra i processi.
Ma Benni non risparmia nemmeno il mondo della televisione, racchiudendo all’interno di personaggi asserviti al gioco di potere note personalità del circo mediatico.
Oltre al già citato Emilio Fede si può scorgere nell’anziano Essie Esatto, con cui è possibile comunicare esclusivamente formulando le frasi sotto forma di quiz, la trasposizione del celebre conduttore televisivo Mike Bongiorno.
Oppure la giovane Ametista del PTG ( Partito Teen-ager Governativi ), vestita con un abito mini-techno-pop con ventisei scritte di sponsor”[15], che incarna perfettamente i tratti della showgirl Ambra Angiolini, con evidente somiglianza semantica dei loro nomi.
Da notare inoltre come tutti questi personaggi mediatici presi di mira da Benni siano riconducibili alla comune matrice berlusconiana, essendo stati rappresentanti del gruppo televisivo Fininvest (oggi Mediaset).

Pessimismo esistenziale

Dato quindi il contesto di riferimento che fa da sfondo al romanzo, risulta evidente come numerosi passaggi all’interno del testo lascino intravedere un certo sguardo pessimista dell’autore sul senso della condizione umana nella società contemporanea.
Fin dalla didascalia introduttiva infatti possiamo leggere:

“Ma che paese è questo dove gli unici che hanno ancora qualche speranza vengono chiamati disperati?
Ci fu una grande battaglia di idee e alla fine non ci furono né vincitori, né vinti, né idee”

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