L’xml permette una grandissima flessibilità della visualizzazione dei testi.
Una volta annotati, le interrogazioni che vi si possono fare sono infinite, e il grande vantaggio è che il testo originale non viene minimamente modificato. Abbiamo visto come sia possibile far uscire una storia dalla “gabbia” di una forma espressiva per espanderla virtualmente in molteplici direzioni, ognuna parallela e plausibile: possiamo vedere elencati i personaggi nei titoli di testa, leggere l’intreccio seguendo un testo narrativo e la conclusione nella sua versione teatrale. L’autore perde così il controllo sulla sua opera, ma il lettore (o spettatore) ne acquisisce il pieno possesso.
È interessante notare come ciò possa avvenire anche per limitare un testo, anziché espanderlo.
Prendiamo il caso della commedia teatrale di Cotton, direttamente ma liberamente tratta dal racconto di Maugham. Le modifiche apportate sono molte e, nella quasi totalità, consistono di aggiunte agli elementi originari. Il più rilevante è la creazione del personaggio di O’Hara, la cui presenza dà quindi origine a un certo numero di scene che non hanno alcuna corrispondenza nel racconto. Altri episodi, invece, sono presenti ma in misura differente: il tentativo di Miss Thompson di convincere il Governatore a revocarle il foglio di via è sbrigato in una frase nel racconto, quando Miss Thompson dice al dottor Macphail di intercedere per lei con Davidson; nella commedia, invece, occupa un’intera scena. E gli esempi potrebbero essere altri.
Se in ipotesi si volesse redigere una versione teatrale di Pioggia il più simile possibile a come tale racconto era stato sviluppato dalla mente di Maugham (almeno nella struttura della trama: come abbiamo visto, dal punto di vista espressivo il ragionamento segue un’altra linea), con l’.xml caricato da .php è possibile farlo automaticamente.
Sarà sufficiente aver taggato nel documento .xml della commedia i brani che trovano una corrispondenza nel testo di Maugham. Usando poi il codice
<?php
$xmlFile = file_get_contents('commedia.xml',1);
$xmlData = new SimpleXMLElement($xmlFile);
$risultato = $xmlData->xpath('//div[@class="comeracconto"]');
foreach($risultato as $d =>$v) print "".$risultato[$d]->asXml();
?>
si carica l’intero corpo della commedia, ma si visualizzano solo le parti desiderate.
In modo automatico, abbiamo creato un’altra versione dell’opera Pioggia.
Nonostante l’indiscutibile fascino del film, nella versione cinematografica di Pioggia del 1954 (quella con Rita Hayworth), è evidente la mancanza di vivacità che contraddistingueva le versioni con Gloria Swanson o Joan Crawford. Questo fenomeno è riconducibile ad una ragione ben precisa: negli anni ’50 era ancora in vigore il Production Code, comunemente chiamato Codice Hays, ovvero un insieme di regole di autocensura che gli studios hollywoodiani stilarono e osservarono per più di trenta anni.
Il Codice fu adottato dalla Motion Pictures Producers and Distributors Association nel 1930, ma solo nel 1934 divenne effettivamente vincolante; fino al 1968, quando entrò in vigore il sistema di rating system (che classificava un film in base all’età del pubblico a cui era permesso vederlo) rimase attivo e imperante. La produzione artistica americana di quel trentennio ne venne completamente condizionata.
Le tre regole principali del Codice Hays erano:
1. Non sarà prodotto nessun film che abbassi gli standard morali degli spettatori. Per questo motivo la simpatia del pubblico non dovrà mai essere indirizzata verso il crimine, i comportamenti devianti, il male o il peccato.
2. Saranno presentati solo standard di vita corretti, con le sole limitazioni necessarie al dramma e all'intrattenimento.
3. La Legge, naturale, divina o umana, non sarà mai messa in ridicolo, né sarà mai sollecitata la simpatia dello spettatore per la sua violazione.
È evidente che Pioggia infranga tutti e tre i punti: sebbene implicitamente, gli eventi narrati invitano a stare dalla parte della prostituta Miss Thompson, anziché quella del riformatore Davidson. La contrapposizione non è solo tra rispetto e infrazione della legge divina, ma anche umana.
Insomma, un soggetto quasi improponibile sullo schermo. E non è un caso che nei pochi anni tra la pubblicazione di Pioggia e l’entrata in vigore del Codice Hays siano uscite ben due versioni di questa storia, mentre dal 1934 in poi solo una, a distanza di ventidue anni dalla precedente. E non è nemmeno un caso che questa terza versione sia uscita negli anni ’50, quando grazie a film di autori come Alfred Hitchcock, Billy Wilder o Otto Preminger si iniziava a violare il codice di autoregolamentazione (e nonostante ciò, il film del 1954 rimane il più castigato: è l’unica versione di Pioggia dove è esplicito che Sadie Thompson non solo non è una prostituta, ma non lo è nemmeno mai stata).
Ovviamente, il Codice Hays aveva valore solo per i prodotti cinematografici, e non teatrali o letterari.
Ma come apparirebbe il racconto originale di Maugham se vi si applicasse? Proviamo ad applicare la stessa logica al testo, come se descrivesse delle scene di un film che scorrono davanti a noi.
Basta usare questo codice .php, dopo aver correttamente annotato il testo:
<?php
$xmlFile = file_get_contents('racconto.xml',1);
$xmlData = new SimpleXMLElement($xmlFile);
$risultato = $xmlData->xpath('//seg[@type!="hays"]');
foreach($risultato as $d =>$v) print "<p>".$risultato[$d]->asXml()."</p>";
?>
· Già nella prima pagina, troviamo un passaggio che viola i punti VIII.1 e 2 del Codice Hays: “Nessun film o episodio potrà ridicolizzare ogni credo religioso» e «I ministri della religione in qualità di ministri della religione non potranno essere usati come personaggi comici o antagonisti”.
“Non pensavo che un missionario fosse questo gran personaggio, da avere tanta spocchia”.
“Non è spocchia. Li capisco benissimo. Non sarebbe stata una bella cosa per i Davidson doversi mischiare con quella marmaglia giù in sala”.
“Il fondatore della loro religione era meno schifiltoso” ۠ridacchio il dottore.
“Ti ho pregato tante volte di non scherzare sulla religione” ribattè sua moglie.
Se queste frasi fossero state pronunciate da un personaggio minore, magari non perfettamente positivo (come potrebbe essere Horn, saggio ma indolente), forse sarebbero anche state tollerate. Ma pronunciate dal dottor Macphail, che non solo è un personaggio rispettabile, ma è anche in qualche modo la voce dell’autore, le rende inaccettabili.
· La signora parlava della depravazione degli indigeni con una voce che niente poteva zittire, ma con un’unzione fremente di orrore. Il suo senso di delicatezza era singolare. All’inizio della loro conoscenza gli aveva detto:
“Sa, quando ci stabilimmo nelle isole le loro usanze matrimoniali erano cosi scandalose che non gliele potrei descrivere. Ne parlerò con Mrs Macphail, le riferirà lei”.
Poi aveva visto sua moglie e Mrs Davidson, le sdraio ravvicinate, confabulare per un paio d’ore. Passeggiando su e giù per sgranchire le gambe aveva udito l’agitato bisbigliare di Mrs Davidson, come il flusso remoto di un torrente montano, e dalla bocca aperta, dalla faccia pallida di sua moglie aveva intuito che ella viveva un’esperienza inquietante. E la sera in cabina sua moglie, col fiato mozzo, gli aveva riferito.
“Ebbene, cosa le dicevo?“ ۠esclamò esultante la mattina dopo Mrs Davidson. “Ha mai sentito qualcosa di più tremendo? Non si stupisce, vero, che non abbia potuto parlargliene io stessa? Anche se lei è un dottore”.
Lo scrutò in faccia smaniosa di constatare che aveva ottenuto l’effetto desiderato.
“Si meraviglia se arrivando là ci sentimmo mancare il cuore? Non mi crederà, ma le dico che era impossibile trovare una sola ragazza onesta, in nessun villaggio.”
Usava “onesta” in senso severamente tecnico.
Questi riferimenti ai costumi “lascivi” degli indigenti, di chiaro ambito sessuale, non sono tecnicamente necessari allo svolgersi della trama ma contribuiscono solo alla descrizione dell’ambiente e a dare del colore esotico alla vicenda. Violano dunque i punti IV.2, 3 e 4:
“2 - Le scene di nudo dovrebbero essere evitate, e mai usate salvo dove essenziali alla trama.
3 - Esposizione indecente o illecita del corpo è proibita.
4 - I costumi intesi a permettere illecita esposizione di movimenti indecenti nella danza sono proibiti.”
Inoltre, il punto VII dice:
“1 – Le danze che suggeriscono o rappresentano atti sessuali o passioni indecenti sono proibite.
2 – Le danze che enfatizzano movimenti indecenti sono da considerarsi proibite.”
· Il dottore notò i segni della framboesia da cui gran parte dei bambini e ragazzi sembravano affetti, papule deturpanti simili a ulcere torpide, e i suoi occhi di medico luccicarono nel vedere per la prima volta casi di elefantiasi, uomini che andavano in giro con un braccione enorme o trascinando una gamba malamente deforme. Uomini e donne portavano il lava–lava.
“È un costume indecente” disse Mrs Davidson. “Mio marito pensa che dovrebbe essere vietato per legge. Come aspettarsi che sia normale, gente vestita solo d’una striscia di cotone rosso intorno ai lombi? “
“È abbastanza adatto al clima” disse il dottore, tergendosi il sudore dalla fronte.
In questo passaggio, oltre ai punti già citati nella seconda parte, si viola il punto III nella prima: “Il trattamento di soggetti bassi, disgustosi, spiacevoli, sebbene non necessariamente negative deve essere sempre guidato dai dettami del buongusto e un rispettoso riguardo per la sensibilità del pubblico.”
· con una moglie indigena circondata da bambinetti bruni
…
Quando rincasarono la trovarono sulla veranda, che giocava con uno dei bruni figlioletti del padrone.
Punto II.6: “Rappresentazioni di relazioni tra razza bianca e nera sono proibite.” Per la moglie di Horn e per i bimbi meticci nati dall’unione, quindi, nessun diritto di essere rappresentati.
· La faccia contratta di Davidson indicava che sebbene egli parlasse di cose scientifiche la sua mente era rivolta nella stessa direzione. D’improvviso, mentre il dottore raccontava, piuttosto noiosamente, un’esperienza medica sul fronte delle Fiandre, il missionario balzò in piedi con un grido.
“Cosa c’è, Alfred?” chiese Mrs Davidson.
“Ma certo! Dovevo capirlo. Quella viene da Iwelei”.
“Non può essere”.
“È salita a bordo a Honolulu. È ovvio. E continua a fare il suo mestiere qui. Qui”.
Pronuncio l’ultima parola con irosa indignazione.
“Che cos’è Iwelei?” domando Mrs Macphail. Lui la guardò con occhi foschi, e la sua voce tremò d’orrore.
“La piaga di Honolulu. Il quartiere a luci rosse. Una vergogna per la nostra civiltà”.
Iwelei era ai margini dell’abitato. Si andava per certe stradine vicine al porto, semibuie, si attraversava un ponte sgangherato, si arrivava a una strada deserta, tutta solchi e buche, e d’improvviso uscivi nella luce. C’era parcheggio per le automobili sui due lati della strada, e c’erano bar sgargianti, chiassosi, ognuno con la sua pianola meccanica, e c’erano botteghe di barbiere e tabaccherie. Nell’aria c’era un fremito, un’ansia di gaiezza. Giravi in una viuzza, a destra o a sinistra, perche la strada divideva Iwelei in due parti, e ti trovavi nel quartiere. File di piccoli bungalow, graziosi, dipinti di verde, con in mezzo un vialetto largo e diritto, come in una città giardino. Con la sua rispettabile regolarità, col suo ordine azzimato, Iwelei dava un’impressione di sardonico orrore; mai la ricerca d’amore era stata organizzata in modo cosi metodico. I vialetti, rischiarati da rare lampade, sarebbero stati bui senza le luci provenienti dalle finestre aperte dei bungalow. Uomini gironzolavano, guardando le donne sedute alle finestre, a leggere o a cucire, per lo più senza badare ai passanti; ed erano, come le donne, di tutte le nazionalità. C’erano americani, marinai delle navi in porto, coscritti delle cannoniere, cupamente ubriachi, e soldati bianchi e neri dei reggimenti acquartierati nell’isola; c’erano giapponesi, a gruppetti di due o tre; hawaiani, cinesi in lunghe tuniche, e filippini dai cappelli assurdi. Erano silenziosi, e come oppressi. Il desiderio è triste.
“Era lo scandalo più turpe del Pacifico” esclamò Davidson con veemenza. “I missionari protestavano da anni, e alla fine la stampa locale si è svegliata. La polizia rifiutava di agire. Conoscete il discorso: il vizio è inevitabile, quindi meglio localizzarlo e controllarlo. La verità è che era pagata. Pagata... Era pagata dai padroni dei bar, pagata dai ruffiani, pagata dalle donne. Finalmente è stata costretta a muoversi”.
“Ne ho letto sui giornali portati a bordo a Honolulu” disse il dottor Macphail.
“Iwelei, con il suo peccato e la sua vergogna, ha cessato di esistere il giorno stesso del nostro arrivo. L’intera popolazione è stata portata davanti ai giudici. Non so come ho potuto non capire subito che cos’era quella donna”.
La principale preoccupazione sarà quella di non lasciar intendere che Miss Thompson può essere, o anche essere stata, una prostituta. Pertanto l’intero passaggio, in cui si esplicita che Davidson ne è fermamente convinto (e soprattutto considerando che non ci saranno in seguito smentite, tantomeno tanto forti da contrastare questa) ed essendo Miss Thompson un personaggio non esplicitamente condannato né dal narratore né dallo svolgersi degli eventi, è da rimuoversi.
· “Non poteva badare ai fatti suoi?” disse il dottore
Come detto prima, una battuta del genere è incompatibile con un personaggio positivo.
· La ragazza tornò con la risposta.
“I rispetti di Miss Thompson, e purché il reverendo non vada in orario di lavoro sarà lieta di vederlo in qualsiasi momento”.
La compagnia accolse il messaggio in un silenzio di pietra, e il dottor Macphail si affretto a cancellare il sorriso che gli affiorava alle labbra. Sapeva che sua moglie si sarebbe irritata se lui trovava divertente l’impudenza di Miss Thompson.
Questo passaggio serve come conferma di quanto affermato prima da Davidson: il messaggio di Miss Thompson vale come ammissione di essere una prostituta (a quale altro lavoro si potrebbe infatti alludere, se non questo?).
· “Brutto fetente!”
(…)
“Canaglia d’un bastardo!”.
Il punto IV dice: “oscenità in parole, gesti, riferimenti, canzoni, scherzi o suggestioni (anche se comprese solo da una parte del pubblico) sono proibite. Ci si può immaginare in che misura se rivolte da un personaggio positivo nei confronti di un uomo di Chiesa.
· Si chinò – non era tipo da perdere la testa in un’emergenza – e rivoltò il cadavere. La gola era squarciata da un orecchio all’altro, e la mano destra stringeva ancora un rasoio
Scene di così forte impatto non potevano essere mostrate secondo il punto XII.3, che limitava la rappresentazione di “Brutalità e soggetti ripugnanti.”
· “Voialtri uomini! Luridi porci schifosi! Siete tutti uguali, tutti quanti. Porci! Porci!”
Questa frase, che è indubbiamente la chiave tramite cui si risolve tutto il finale, secondo il Codice Hays sarebbe completamente inaccettabile: non solo contiene un lessico discutibile, ma 1) è riferita in generale a tutto il genere maschile, 2) è riferita in particolare ad un uomo di chiesa, che 3) si capisce aver usato violenza su Miss Thompson. Abbastanza per essere cancellata senza esitazioni.
Certo, in seguito a tutti questi tagli la comprensione della trama ne risulterebbe irrimediabilmente compromessa: comprenderebbe perché Davidson ce l’abbia tanto con Miss Thompson, ne come egli sia morto. Forse, non capirebbe nemmeno che sia morto.
Ma questi sono sempre stati problemi che il Codice Hays non si poneva: i film di quel periodo tratti da opere letterarie o teatrali (quindi dalla sceneggiatura non creata appositamente per lo schermo, ma adattata a forza da un’originale nato in un contesto più libertario) sono pieni passaggi forzati e bruschi cambiamenti, quando non di incongruenze e lacune.
Oppure, è possibile ottenere un riassunto del racconto. Ho taggato con il type “riassunto” tutti i p che contenevano informazioni essenziali per la trama, tralasciando i passaggi descrittivi, di colore o di approfondimento. Ne risulta così una versione veloce e leggibile di Pioggia, formata esclusivamente di frasi originali dell’autore.
Il codice utilizzato è
<?php
$xmlFile = file_get_contents('racconto.xml',1);
$xmlData = new SimpleXMLElement($xmlFile);
$risultato = $xmlData->xpath('//seg[@type="hays_ok"]');
foreach($risultato as $d =>$v) print "<p>".$risultato[$d]->asXml();
//print "".$risultato[$d]."<br/>";
?>
Se un documento è appositamente taggato, può dare origine a infinite varianti di se stesso. È possibile cambiare l’ordine delle sequenze, o sostituirle, in modo che l’utente manipoli a proprio piacimento il materiale letterario e, di fatto, ne crei di nuovo.
L’opera così diventa aperta, nonostante si tratti di materiale artisticamente tradizionale. L’utente ne diventa il padrone e la riplasma secondo la propria esigenza: di fatto, ogni utente rappresenta un creatore di una nuova opera attraverso i differenti media proposti.
Ciò ci conduce al concetto di transliteracy.
La transliteracy è «the ability to read, write and interact across a range of platforms, tools and media from signing and orality through handwriting, print, TV, radio and film, to digital social networks. Questa accezione del termine, in origine solo al plurale transliteracies, si è evoluto nel Progetto di Ricerca di Trascrizioni diretto dal professor Alan Liu nel dipartimento di Inglese all’Università di Santa Barbara, California.
Deriva dal verbo to transliterate, translitterare, cioè scrivere o stampare una lettera o una parola usando le lettere a lei più vicine in un alfabeto o linguaggio differente. Nel linguaggio moderno, comunque, l’atto della translitterizzazione si estende e si applica all’ampia gamma di mezzi di comunicazione e piattaforme a nostra disposizione.
Dai basilari oralità e linguaggio dei segni, passando dalla scrittura a mano, la stampa, la tv e il cinema ai media digitali su rete, il concetto di transliteracy comprende una coesione di modi comunicativi come lo scrivere, il leggere, l’interpretazione e l’interazione.
La nozione della transliteracy ci ricorda che la stampa “fissa” (quella che è generalmente su carta) è un fenomeno piuttosto recente e di possibile breve durata all’interno della lunga e variegata storia delle piattaforme comunicative. Viviamo in un mondo di molteplici literacies, molteplici media e molteplici domande alla nostra attenzione. Ognuna di esse è completa in se stessa sebbene non se ne faccia esperienza individualmente, le sintetizziamo e le plasmiamo secondo le nostre esigenze.
Ognuno di noi, quotidianamente, è coinvolto in atti di comprensione e produzione, secondo le proprie possibilità e le proprie esigenze. Un moderno ufficio con vari media (libri cartacei, computer, televisori, lavagne, archivi, appunti, stereo) non è infatti molto diverso da un supporto multimediale come il sito che ho fatto su Pioggia: in entrambi l’utente può saltare da un media ad un altro seguendo il proprio percorso, e ricavando le informazioni a lui necessarie.
La codifica di testi permette questa scomposizione virtualmente infinitesimale, aprendo nuovi canali di studio per chi voglia studiare un testo o un medium.
Sono passate solo poche migliaia di anni da quando sedevamo intorno ad un fuoco raccontandoci storie per passare la notte, non usando niente più che il suono e i gesti; tuttavia quello che facciamo adesso può pure fondarsi su tecnologie che non potevano essere predette nemmeno poche generazioni fa, ma non è fondamentalmente differente da quello che facevano allora; sono solo aumentati vertiginosamente i mezzi a nostra disposizione.
La transliteracy così è al tempo stesso antichissimo e nuovissima: emancipare la literacy dalla sua originaria associazione con il medium del testo scritto e applicarla ogni tipo di medium, approdando così alla transliteracy, è ormai un necessità di primaria importanza.
In questa sede io ho provato a selezionare una commedia fedele al racconto, o un racconto che si dovesse attenere alle restrizioni censorie dell’epoca, o un riassunto. Ma le possibilità possono essere altre, virtualmente infinite.
Ad esempio, possono essere create versioni semplificate per bambini, o per persone con una limitata conoscenza dell’italiano: è sufficiente taggare appositamente degli elementi seg nel testo e se ne può trarre la versione desiderata.
Ma la grande potenzialità di questa opera “divenuta aperta” è proprio la sua intermedialità, avendo infatti la possibilità di andare oltre la parola scritta. Infatti, il testo letterario è diventato così inserito ormai nella società occidentale da aver praticamente raggiunto il livello di invisibilità. Ma noi umani abbiamo saputo leggere e scrivere solo per un breve periodo della storia: quindi, in quali altri modi sappiamo comunicare?
La transliteracy pone l’attenzione proprio sull’intera gamma di modelli, e alle sinergie tra di essi, per produrre una sorta di “transliterate Lebenswelt” in costante evoluzione. Un lebenswelt è la combinazione di ambienti fisici e esperienze soggettive che si presenta nella vita di ogni giorno, come descrivono Agre e Horswill:
Cats and people, for example, can be understood as inhabiting the same physical environment but different lifeworlds. Kitchen cupboards, window sills, and the spaces underneath chairs have different significances for cats and people, as do balls of yarn, upholstery, television sets, and other cats. Similarly, a kitchen affords a different kind of lifeworld to a chef than to a mechanic, though clearly these two lifeworlds may overlap in some ways as well. A lifeworld, then, is not just a physical environment, but the patterned ways in which a physical environment is functionally meaningful within some activity.
Il “transliterate Lebenswelt” è altamente soggettivo, diversificato e complicato. Non è un tipo solo di ambiente, ma molti assieme: un ecosistema che cambia con l’invenzione di ogni nuovo tipo di medium; tutto ciò nonostante una storia sia sempre una storia, che sia raccontata camminando per una strada, stampata su di un libro o frammentata su internet.
Il progetto su Pioggia così può diventare un piccolo “transliterate Lebenswelt” proprio andando oltre la parola scritta, e arrivare non solo a sfruttare appieno le potenzialità della transliteracy, ma anche a stimolarle.
Un esempio illuminante può essere proprio il caso delle citate battute pronunciate da Gloria Swanson ma non presenti negli intertitoli: agli occhi di un non udente, esse acquistano del significato supplementare e aprono un nuovo livello di lettura. Sarebbe così possibile affiancare dell’audio sincronizzato che renda possibile a tutti di decifrare quello che il supporto filmico originario, privo di banda sonora, non ci può restituire.
Il materiale è lo stesso di prima, ma una nuova literacy ha aperto un nuovo canale; e non deve sorprendere che sia potuto avvenire grazie a persone che, all’apparenza, potrebbero sembrare svantaggiate: d’altronde, la flessibilità e la capacità di adattamento è certamente una parte essenziale dell’essere transliterate.
Oppure, un’altra potenzialità data dal progetto riguarda sempre il film, nel finale. Come abbiamo detto, l’ultima bobina è andata perduta nel tempo, a causa dell’incuria di chi ha conservato il negativo. Il restauratore Dennis Doros ha ricreato una sua versione seguendo il copione originale, ma ciò non vieta ad altri utenti di poter far fruttare le proprie capacità. Possono essere resi disponibile il copione originale, le foto di scena, scene di altri film, e ognuno può crearsi il proprio finale di Sadie Thompson; avendo a disposizione tecnologie avanzate ma esistenti, come quelle di uno studio cinematografico professionale, sarebbe virtualmente possibile ricreare le scene fotogramma per fotogramma, seguendo a proprio piacimento il copione, la commedia di Colton e Randolph o il racconto di Maugham. Oppure, in direzione opposta, segmentare ulteriormente il materiale già presente sul sito e combinarlo con materiale importato appositamente (audioracconti, fotografie, documentari, riferimenti ad oggetti fisici), fino a rendere irriconoscibile il testo originario.
L’utente verrebbe così a contatto con un ambiente nel quale non esistono punti di partenza o di arrivo, né direzioni: non solo si può saltare da un medium all’altro e modificare le interazioni, ma anche aumentare questi media e i materiali che essi propongono.
L’abilità della scrittura verrebbe quindi ricollocata all’interno del dialogo tra parola, immagine e suono; esattamente come era originariamente nelle culture antiche, prima che la letteratura ancorata sulla stampa mascherasse questa posizione.