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Analisi quantitativa

E’ interessante infine notare come in alcuni casi un’analisi quantitativa delle occorrenze di determinate parole o lessemi, possa offrire utili informazioni di natura linguistico-stilistica.
Ad esempio, una delle caratteristiche dello stile di Benni è il ricorso a frequenti e spesso lunghi elenchi, a volte anche a scapito della scorrevolezza della lettura. 
La ripetizione di una stessa parola “significativa” ( e non un semplice articolo o congiunzione) più volte all’interno di una o due pagine contigue, in alcuni casi, è stata la spia che ha permesso di mettere in rilievo la presenza di elenchi.
La parola “oceano/i” in tutto il testo compare 20 volte. Tuttavia ben 16 di queste occorrenze compaiono nelle prime due pagine del capitolo XIV che ci introduce il mondo marino di Posidon. Non a caso vi troviamo l’elenco di tutti gli oceani che ricoprono tale mondo.
La parola “partito”, nella sua accezione di organizzazione politica, compare 14 volte in tutto il testo, ma ben 9 volte in due pagine[40], dove ancora una volta compare un elenco dei 20 presidenti eletti per lo scontro finale.
Anche una semplice ricerca fondata sull’individuazione di numeri primi ha permesso di rivelare facilmente la presenza di elenchi numerati. Esemplare al riguardo è la lunga sequela di ipotesi messe in campo da Ermete Trismegisto per dare vita al Principio d’Archimede[41].

“Elianto” è un romanzo che parla fondamentalmente di una tirannica democrazia catodica, di una malattia da curare e di viaggi intrapresi attraverso dimensioni parallele. Non stupisce quindi che tra i lemmi che ricorrono più frequentemente troviamo, assieme alla loro variante plurale, le parole “paura”, “televis[ivo|ione]” e “sondaggio” (rispettivamente 48, 44 e 36), termini che gravitano intorno alla radice semantica “malat”[42] (38 occorrenze), “mondo” e “mappa” (rispettivamente 99 e 57 occorrenze).

Ma “Elianto” è soprattutto il romanzo del contrasto.
Due grandi nuclei semantici fungono da centri gravitazionali per le occorrenze di diversi termini.
Da una parte infatti domina il contrasto tra luce ed ombra (le parole “notte”, “buio”, “nero” assommano 113 occorrenze; “giorno”, “luce” e “bianco” 58 occorrenze).
Dall’altra troviamo il contrasto tra la vita e la morte (“vita”, “vivere” e declinazioni annesse le incontriamo per 107 volte mentre “morte”, “morire” e “uccidere” per 50).
In questo gioco di contrasti si realizza così un chiasmo che riequilibra la divergenza di occorrenze all’interno di ciascun dualismo tematico.
Ed il contrasto del romanzo si esplica anche attraverso le diverse tipologie di “guerra” e “battaglia” (rispettivamente 68 e 27 occorrenze) che vengono portate avanti nel corso della narrazione.
Tutto questo sembra suggerire come l’equilibrio possa essere raggiunto solo attraverso il costante contrapporsi di forze estreme, in uno scontro esasperato che tende ad escludere ogni mezza misura.

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