Adriano Olivetti nasce a Torino nel 1901 da Camillo di origine ebraica e da Luisa Revel, valdese. Suo padre Camillo, allievo di Galileo Ferraris, aveva fondato nel 1908, in una piccola cittadina del Canavese, Ivrea, la “Ing. C. Olivetti & C”, prima fabbrica italiana di macchine per scrivere. Dopo la laurea in ingegneria chimica al Politecnico di Torino, nel 1925 il giovane Olivetti trascorre sei mesi negli Stati Uniti, visitando le fabbriche americane e documentandosi a fondo sull’organizzazione del lavoro messa in pratica oltreoceano.
Adriano, di ritorno dagli Usa, inizia la propria esperienza professionale, come operaio, nella fabbrica paterna. Ricorda così quel periodo: “Una tortura per lo spirito, stavo imprigionato per delle ore che non finivano mai, nel nero e nel buio di una vecchia officina”. E dal suo apprendistato trarrà la convinzione che “occorre capire il nero di un lunedì nella vita di un operaio. Altrimenti non si può fare il mestiere di manager, non si può dirigere se non si sa che cosa fanno gli altri.” Sotto l’impulso delle fortune aziendali e dei suoi ideali comunitari, Ivrea negli anni Cinquanta raggruppa una quantità straordinaria di intellettuali che operano (chi in azienda, chi all’interno del Movimento Comunità) in differenti campi disciplinari, inseguendo il progetto di una sintesi creativa tra cultura tecnico-scientifica e cultura umanistica.
Nel 1949, Olivetti si converte al cattolicesimo «per la convinzione della sua superiore teologia» E’ sindaco di Ivrea nel 1956 e nel 1958 viene eletto deputato come rappresentante di “Comunità”. Studioso di urbanistica, dirige il piano regolatore della Valle d’Aosta e fu anche presidente dell’Istituto nazionale di urbanistica. Il 27 febbraio 1960 muore improvvisamente durante un viaggio in treno da Milano a Losanna: al momento del suo decesso l’azienda fondata dal padre e da lui per lungo tempo diretta lascia una presenza su tutti i maggiori mercati internazionali, con circa 36.000 dipendenti, di cui oltre la metà all’estero; ma soprattutto lascia un’impronta indelebile nella storia di un’azienda e di un territorio, un segno inconfondibile nell’industria italiana ed europea.