Capitolo 3 - GEPPETTO, TORNATO A CASA, COMINCIA SUBITO A FABBRICARSI IL BURATTINO E GLI METTE IL NOME DI PINOCCHIO. PRIME MONELLERIE DEL BURATTINO.

Appena entrato in casa, Geppetto prese subito gli arnesi e si pose a intagliare e a fabbricare il suo burattino.

– Che nome gli metterò? – disse fra sé e sé. – Lo voglio chiamar Pinocchio.

Quando ebbe trovato il nome al suo burattino, allora cominciò a lavorare a buono, e gli fece subito i capelli, poi la fronte, poi gli occhi. Fatti gli occhi, figuratevi la sua maraviglia quando si accorse che gli occhi si muovevano e che lo guardavano fisso fisso.

– Occhiacci di legno, perché mi guardate.

Dopo gli occhi, gli fece il naso; ma il naso, appena fatto, cominciò a crescere. Il povero Geppetto si affaticava a ritagliarlo; ma più lo ritagliava e lo scorciva, e più quel naso impertinente diventava lungo. Dopo il naso, gli fece la bocca. La bocca non era ancora finita di fare, che cominciò subito a ridere e a canzonarlo.

– Smetti di ridere! – disse Geppetto impermalito; ma fu come dire al muro.

– Smetti di ridere, ti ripeto! – urlò con voce minacciosa.

Allora la bocca smesse di ridere, ma cacciò fuori tutta la lingua. La cosa peggiore fu quando finì di scolpire le gambe e i piedi, il burattino così cominciò a saltellare e a correre qua e là, quando incuriosito uscì fuori dalla porta e corse per la strada con Geppetto alle calcagna che urlava:

-Piglialo! Piglialo!

Alla fine, e per buona fortuna, capitò un carabiniere, il quale, piantandosi a gambe larghe in mezzo alla strada riuscì ad afferrare pinocchio mentre questo cercava di passargli sotto le gambe. Geppetto riprese il burattino per la collottola, ma quando stava per tornare a casa, gli abitanti del paese, vista la scena incolparono Geppetto di non essere un buon padre, e di trattare male il figlio burattino, così che il carabiniere arrestò Geppetto e lo portò in prigione.