MARCIRE AL PASSO DELL'OCA Appunti dal Paese Semplice Alla fine il Paese Semplice è arrivato. Anzi, meglio, il Paese Semplificato. Chi si auspicava questo esito ha il diritto di festeggiare. Non importa quale schieramento si sia sostenuto, e infatti sono in tanti a rallegrarsi per la fine delle contrapposizioni frontali: si saluta una nuova stagione, non avrà più spazio la "demonizzazione" dell'avversario politico. Con ritrovata serenità si marcia sui campi nomadi, semplici molotov vengono tirate in svariate regioni da nord a sud. Si annunciano sereni e pacati pogrom. La fiammella accesa mesi addietro con link l'appello "Il Triangolo Nero" non poteva che essere profetica, e non consola il constatarlo né l'avere intuito che etc. Cazzotti sciolti, calcioni in libertà, rilassati pestaggi nazisti lasciano morto un ragazzo per strada a Verona. Codino di merda, chi cazzo sei? Ti ammazzo. Semplici adolescenti dell'estremo sud si rompono i coglioni di una loro amichetta? Ti cancello e ti butto in un pozzo. Semplificare. L'immondizia di Napoli deve scomparire. In che modo? Per finire dove? Non è il caso di complicare le cose, per favore badiamo al sodo. E i clandestini? Sono un problema e vanno eliminati. Si apre una nuova stagione. Stagione lunga, che ha davanti a sé il tempo di lustri e generazioni. La contingenza non può più essere la priorità. L'emergenza è finita. La zona dove abito verrà presto chiusa alle auto. Un mese fa su vetrine, muri e parabrezza del quartiere sono comparsi i cartelli, "No alla pedonalizzazione". L'altra sera il comitato del No ha convocato un’assemblea per decidere che fare. Ci sono andato. Ho alzato la mano e ho spiegato che a me la zona pedonale piace, anche se ho due bimbi piccoli e spesso girare in auto mi diventa necessario. Mi hanno ascoltato per un minuto, incapaci di capire se fossi lì per sfotterli oppure per sbaglio. Poi un signore garbato mi ha interrotto e mi ha spiegato che quella non era una riunione per confrontarsi, ma per decidere come contestare il provvedimento. Allora mi sono scusato e ho chiesto se la riunione di confronto l'avessero già fatta o messa in programma, perché ci tenevo davvero a spiegare le mie ragioni. Mi ha risposto una signora, scandendo le parole come si fa con gli stranieri. - Noi siamo già contrari. A che ci serve parlarne ancora? Prima Regola: eliminare il dubbio. Il Paese Semplice è un paese a priori. Uscito dalla riunione, sulla strada di casa, passo davanti ai tavolini di un bar e inciampo in una frase, buttata in mezzo al portico da una ragazza giovane, segni particolari nessuno. - Certo, - dice con il tono di chi fa una concessione - però gli zingari sono zingari. Seconda Regola: ridurre il mondo a verità necessarie. X è sempre uguale a X. Il Paese Semplice ammette solo identità. Ascolto spesso i discorsi del prossimo. In treno, se non ho un paio di cuffie da infilarmi nelle orecchie, sono incapace di leggere, troppo attento a quel che dicono i vicini. A volte mi faccio contagiare anch'io dalla voglia di semplicità. Immagino di essere un agente segreto, assoldato per schedare i responsabili di determinate frasi in stile Borghezio. A seconda del sogno, le persone che segnalo vengono poi deportate in Libia oppure private del diritto di voto. Lo so che non va bene, e infatti mi sveglio, mi schiaffeggio e poi rido della contraddizione: deportare i razzisti o convincerli con la forza. Il problema è che altri fanno sogni peggiori e non si svegliano affatto. Ti ammazzano di botte perché hai il codino e non offri una sigaretta. Ti buttano in un pozzo perché forse sei incinta e gli incasini la vita. Ti bruciano la casa perché sei rom, o romeno, insomma, quella roba lì. Tutto pur di restare in pace, al sicuro, lontano dal conflitto. Una ragazza mi supera a passo veloce. Discute con un amico, forse il fidanzato. - Che poi i dati delle questure parlano chiaro: non risulta che un bambino sia mai stato rapito dagli zingari. E' una leggenda metropolitana. Mi metto a correre, la raggiungo, le stringo la mano e prima che il tipo mi metta le mani addosso, sono più o meno in ginocchio che la ringrazio e le chiedo se per caso non ha voglia di andare a parlare con un'altra ragazza, seduta al bar pochi metri più indietro. Poi arrivo a casa e c’è la tivù accesa sul programma di Santoro. Castelli, Lega Nord, messo alle strette sulla questione clandestini, si agita. - La gente ci ha votato per questo - taglia corto - e noi andremo avanti. Terza Regola: eliminare le minoranze. Nel Paese Semplice democrazia fa rima con maggioranza. A seguire parte un servizio, credo girato in Romagna, credo per dimostrare che anche i bonari comunisti d'antan non ne possono più degli stranieri. Forse vale la pena ricordare che in provincia di Bologna il giornale più venduto è sempre stato il Resto del Carlino, anche quando il direttore era un entusiasta della Repubblica di Salò. E l’espressione maruchèin (marocchino = meridionale) non è mai stata un complimento, da queste parti. Intervistano un tizio che con l'aria dell'illuminista sostiene: - Quelli che lavorano è giusto che restino. Ma i clandestini no, quelli fuori. Milioni di italiani, di destra o di sinistra, sottoscriverebbero una frase del genere, sentendosi più o meno nipotini di Voltaire. Se capisco bene, l'uomo che la pronuncia è appena uscito da una fabbrica. Lavora lì insieme a molti stranieri, in gran parte senza permesso di soggiorno. Solo che nella sua cornice mentale clandestino significa "senza lavoro" e non è disposto a modificarla nemmeno davanti ai fatti. D’altra parte qualunque teoria può essere difesa dall’attacco della realtà. Copernico rigettò il sistema tolemaico non perché non riuscisse a spiegare nuovi fenomeni, ma perché per farlo aveva bisogno di calcoli troppo complessi. Il problema non è la scomparsa dei fatti, ma l'uso di un linguaggio allo stesso tempo troppo semplice e troppo oscuro per poterli descrivere. Quarta Regola: eliminare le informazioni. Il Paese Semplice ammette solo tautologie. Ci sono leggi che si scrivono per sancire l'illegalità, l'arbitrio, l'assenza di diritto. L'attuale legislazione italiana in materia di immigrazione dai paesi extra-comunitari (promulgata da un governo di centrodestra e lasciata tale e quale dal governo di centrosinistra) è un caso paradigmatico. La legge Bossi-Fini stabilisce che per ottenere un permesso di soggiorno è necessario avere un contratto di lavoro. Ma per avere un contratto è inevitabile... venire in Italia. Ovvero entrare clandestinamente, trovare un datore di lavoro disponibile, il quale spedirà una formale richiesta di assunzione all'ambasciata italiana nel paese d'origine, fingendo di non avere già in organico il lavoratore (in nero). Il quale lavoratore dovrà poi tornare al suo paese a proprie spese, fingere a sua volta di non essere mai entrato clandestinamente in Italia, presentarsi all'ambasciata italiana per ottenere i documenti e quindi rientrare in Italia da regolare. Che l'iter sia questo lo sanno anche i sassi, ma tutti, dai legislatori alle autorità preposte al personale diplomatico, fino ai diretti interessati, fanno finta di niente. Nessuno affiderebbe la cura dei propri anziani o della propria casa a un estraneo, che in teoria dovrebbe vivere a Kiev, a Bucarest o a Manila. Vogliamo parlarci, vederla in faccia, la persona che cambierà il pannolone a nostra nonna, sapere qualcosa di lei, prima di assumerla, metterla in regola (ammesso che si sia disposti a farlo). E possiamo scommettere che anche l'impresa edile che ci ristruttura casa non ha assunto il muratore rumeno sulla parola, scegliendolo da una lista di collocamento internazionale. Ci sono leggi "contro la clandestinità" che si fanno per favorire la clandestinità. Il dipendente perfetto è quello che deve al proprio datore di lavoro la garanzia di non essere sbattuto in un CPT, quello sottoposto al doppio ricatto di perdere il lavoro ed essere espulso oltre frontiera. Ci sono leggi che sembrano paradossali, ma in realtà rispondono a una logica ferrea. Quella dell'esclusione per poter includere al minor costo possibile. Quella del profitto spacciato per sicurezza. La stessa logica che porta a gridare "padroni a casa nostra" mentre si appoggiano operazioni di guerra in casa d'altri. Quelli che per ultimi in Europa si sono sbarazzati di un regime fascista e ne hanno ancora fresca memoria se ne sono accorti che l'Italia sta marcendo al passo dell'oca (no, non è un refuso, marciare è troppa fatica) e ce lo dicono in faccia. Gli spagnoli non ci vanno certo teneri con gli immigrati, men che meno con i clandestini, ma in Spagna non si respira l'aria pesante che asfissia il Paese Semplice, togliendoci l'ossigeno necessario a riconoscere le cose e chiamarle con il loro nome. Colpa dei miasmi della spazzatura, dei gas di scarico, dell'odore di benzina bruciata. Per onorare le promesse elettorali si è appena istituito un Commissario straordinario ai rom. Le istituzioni si occuperanno degli zingari. Non di cittadini italiani o stranieri, ma di un'etnia. E' un bel salto di qualità, un passo in avanti nella storia a ritroso di questo paese e di questo continente. E possiamo stare certi che ci sarà sempre qualcuno disposto a discuterne... pacatamente, serenamente. LE COSE CHE ACCADONO (A ROMA E NON SOLO) In questi giorni convulsi non siamo in grado di mettere insieme un Giap. Su quel versante latitiamo ormai da marzo. Ma non abbiamo abdicato. Faremo il possibile per spedire un numero entro il 10 del mese. Nel frattempo, superfluo dirlo, sono successe tante cose. A noi e... al "Paese Semplice". Sugli eventi delle ultime settimane, col dulcis in sprofundo del ballottaggio romano, siamo d'accordo col collega Valerio Evangelisti e col suo punto di vista "eclettico". Di nostro aggiungiamo qualche nota. Più ancora dei saluti romani, ci appare emblematico che a Ostia i troppo soliti ignoti distruggano a martellate, nottetempo, la lapide ai caduti delle Ardeatine, e la cosa passi sotto silenzio. Il silenzio è peggio del martello o della spranga. Noi non siamo feticisti di lapidi e monumenti, benché accada che un monumento sappia commuoverci, ma quelle martellate e, peggio, quel silenzio non hanno come bersaglio un feticcio, qualcosa di freddo e inerte. Colpiscono noi, soggetti vivi; carne e neuroni, non pietra. Il silenzio. Nei prossimi mesi e anni, dovremo contrastare quest'arma "immateriale", prima ancora della violenza fisica. ...che comunque non mancherà, ufficiale e ufficiosa. Basti ricordare che i responsabili della macelleria genovese sono quasi tutti avanzati di grado, e hanno più potere di quanto ne avessero nel 2001. Eppure - più ancora dell'evento di Roma (su cui si accumulerà fin troppo commentarium) - ci sembra emblematico quanto accaduto a Vicenza, la tanto demonizzata (sempre a sproposito) Vicenza "prodicida" dei No Dal Molin. Quando e dove si conducono lotte trasversali e coerenti su obiettivi concreti, i risultati si vedono. Si vedono persino nello specchio (che è sempre deformante) dei risultati elettorali. Persino in pieno Nord-Est leghista. E' il rotto della cuffia, certo, ma questo è il margine in cui tutto avviene, il margine da esplorare. Al contrario, dove fai di tutto per smorzare il conflitto, finisce che è il conflitto a smorzare te. Non lasciamo che l'ipertrofico commentarium nasconda i segnali interessanti. Sono flebili ma esistono. E lavorano sottotraccia. Ci attendono missioni drastiche e compiti immani. Lotte di lunga, lunghissima durata. La chiave sta nel lavoro culturale. Convincere le persone ad amare la complessità anziché averne paura. E tornare ad avere fiducia nella parola. Giocare la parola incompromessa e radicale (nel senso che "va alla radice" delle cose), la parola ricaricata di senso. Giocarla contro la chiacchiera e il metadiscorso. Nonostante Liala, noi vi amiamo disperatamente. E speriamo che la cosa sia reciproca. Solo su questa reciprocità potremo essere fondativi. Quel che è strategico: trovare ogni modo possibile di rinsaldare legami coi "cervelli fuggiti". Li incontriamo ovunque, in Europa e in America. Sono legione, sono la più grande risorsa che abbiamo a disposizione. Non è un cambiamento da poco: oggi l'emigrazione italiana è in gran parte intellettualità di massa. E cerca di essere utile, di gettare ponti.