La sala è dedicata agli ammiratori di Masaccio nel Novecento. Le opere esposte mostrano come l'arte di Masaccio sia stata fondamentale per numerosi artisti anche a distanza di secoli.
Carrà si rifà a Masaccio considerandolo come emblema dei valori pittorici della tradizione italiana dai quali lo stesso artista ricollega dopo essere passato attraverso le esperienze futurista e metafisica. 'Estate' (1930) è una delle opere più famose della nuova stagione artistica di Carrà dove gli spunti ricavati dalla tradizione pittorica toscana del Trecento e Quattrocento si combinano con una visione intima della natura.
Anche Ottone Rosai segue un percorso simile a Carrà e sceglie il realismo dopo varie sperimentazioni artistiche prendendo come punto di riferimento i grandi artisti del Quattrocento. 'Via Toscanella' (1922) raffigura una semplice via fiorentina, ma Rosai vi crea un'atmosfera nuova: la strada, le case e le persone sono viste attraverso il filtro quattrocentesco. L'artista guarda agli affreschi della Cappella Brancacci, dove sullo sfondo di 'San Pietro guarisce lo storpio con la sua ombra' si intravedono i vicoli fonte dell'ispirazione.
L'incontro con Masaccio segna un cambiamento anche nel linguaggio di Alberto Magnelli che dopo la stagione astratta tornerà, per un breve periodo, alla figurazione. 'Studio per la cacciata dall'Eden' (1924-1928) non è copia fedele dell'affresco di Masaccio, ma una rilettura di Magnelli che richiama il primordiale classicismo picassiano.
Infine, l'opera di Masaccio fu basilare nella formazione di un noto artista: Balthus.
L'artista, ancora diciottenne, partì alla volta della Toscana per copiare gli antichi maestri italiani. 'San Pietro distribuisce l'elemosina' (1926) è rilettura in chiave geometrizzante dell'affresco di Masaccio. L'esperienza fu assimilata a tal punto nel linguaggio di Balthus che ancora negli anni quaranta rivendica il suoi modelli quattrocenteschi.